Esattamente come gli amici, non tutti i libri che incontriamo nella nostra vita sono destinati a rimanerci accanto. La libera circolazione dei libri presi in prestito, tra biblioteche pubbliche, bookcrossing e scambi tra amici, ci danno la possibilità di valutare i libri che vorremmo da quelli che una volta letti scivolano via. Ci sono quelli che, dopo averli letti, sai che DEVI avere, perché sai che ci tornerai su quelle pagine, perché quel concetto espresso così bene vuoi averlo a portata di mano. In questo senso posso dire di essere in attesa di alcuni che so che porterò a vivere con me e, allo stesso tempo, di avere già un considerevole numero di amici di lunga data. Uno di questi è senza dubbio la raccolta di poesie di Suor Juana Inés de
Nessuna cosa è più libera
dell’intelligenza umana:
e quel che Dio non violenta
io lo dovrei violentare?
Aveva dei bellissimi capelli lunghi e li usava come banco di prova nella sua folle corsa alla conoscenza: li tagliava decidendo che, se una volta ricresciuti non avesse imparato una certa quantità di cose che si era programmata, li avrebbe tagliati di nuovo. Per autopunizione, per la disciplina che regolava i suoi sogni e le sue aspirazioni.
Il mio calamaio è il rogo
nel quale devo bruciarmi
Dai 16 ai 20 anni visse nel Palazzo dei Vicerè, ma la vita mondana non si conciliava con la sua natura schiva, col suo ascetismo, con la sua sola e unica aspirazione. Ed essendo una donna del 17 secolo, aveva solo due alternative, il convento o il matrimonio. Non fece mistero della sua avversione al matrimonio, da spirito libero in piena Inquisizione entrò per scelta in convento, scegliendo una dimensione che le permettesse di continuare a dedicarsi ai suoi studi. In convento infatti studiò teologia, letteratura, scienze, storia, musica. La sua piccola cella era ricolma di libri e, via via che si appassionava alle scienze, anche di strumenti vari. In seguito ad un richiamo delle autorità religiose che la invitavano ad una misura e ad una maggior cura della devozione, Suor Juana scrisse una lettera in cui invocava il diritto allo studio e per tutte le donne pari opportunità di formazione. La famosa Risposta a Suor Filotea (che in realtà era il vescovo), che vale davvero la pena leggere per capire meglio lo spirito di questa donna incredibile. La quarta di copertina della raccolta di poesie recita:
“[…] Pochi uomini possono vantare una così adamantina, superba, disperata tensione intellettuale, come questa suora messicana: sognava di essere androgina, di dimenticare il suo sesso e ogni sesso, il suo corpo e l’intero regno dei corpi, tutte le vicissitudini delle sensazioni e dei sentimenti[…]”
Le citazioni sono tratte da Poesie, Suor Juana Inés de La Cruz, Milano: Rizzoli, 1983
6 commenti:
E perchè non me lo hai mai prestato???
grazie di avermela presentata. Non l'ho mai letta e sapevo poco di lei
marina
Per un esame all'università ho studiato il saggio di Octavio Paz su Suor Juana Inés, molto interessante anche quello. Sono tornata oggi (alla fine ho seguito il tuo consiglio e sono partita, ti racconterò). Ciao Lunastorta
Notturno: te lo presterò volentieri, mi fido di una rispettosa lettrice come te :-)
Marina, è un piacere presentare dei cari amici...Saluti!
Lunastorta, sì conosco il saggio di Paz, e ho letto un suo articolo su suor Juana molto interessante...Una figura sempre da approfondire! Ciao!A'
Posta un commento