Nel 1994, molto casualmente, ho acquistato un’edizione de L’arte della gioia di Goliarda Sapienza e ne sono rimasta conquistata. Poi nel 2008 la casa editrice Einaudi, svegliatasi dal lungo sonno (soprattutto dopo lo strepitoso successo ottenuto dal libro in Francia), decide di pubblicarlo integralmente. Le recensioni sui maggiori quotidiani parlavano della “prima volta pubblicato in Italia”…Ma come!!! Esclamavo…Io l’ho letto tanti anni fa! Ce l’ho, edizioni Stampa alternativa c1994! La mia ricerca mi ha portata a scoprire tante cose poco simpatiche sui rapporti editoriali del vedovo di Goliarda con la casa editrice indipendente ma, cosa più interessante per me, che Stampa Alternativa aveva fatto uscire “a puntate” L’arte della gioia, ogni parte pubblicata poteva costituire un romanzo a sé (ed è vero). Quella che avevo letto io nel ’94 era dunque la prima parte e quella di Einaudi sarebbe stata l’edizione integrale. Che, ovviamente, ha un altro sapore. Comunque buonissimo e che vorresti non finisse mai.
Durante l’estate mi sono imbattuta nella recensione di un libro, di prossima pubblicazione, sulla vita di Goliarda Sapienza. Ha ricevuto una segnalazione al Premio Calvino 2009 ed è scritto da una documentatissima studiosa siciliana che ne ricostruisce la storia a partire da quella, non meno interessante, dei genitori della scrittrice.
La porta è aperta, è il titolo del libro. Giovanna Providenti, l’autrice.
Parlare o ricordare la vita davvero singolare di questa eclettica donna di inizio ‘900... Leggerla e contestualizzarla nell’Italia nostra, in questo Paese moralista e bigotto e (allora) in fermento...
“Goliarda Sapienza certamente assomigliava al suo nome che sposa una ardita temerarietà con una dolce saggezza.[…]” scrive di lei Dacia Maraini nella prefazione a Lettera aperta.
Amava la vita e l’amore e le storie forti e intense, Goliarda. Forti come i suoi personaggi che ti restano incollati addosso per un po’. Goliarda nemo profeta in patria, che scrive forsennatamente per finire il suo capolavoro e sta male quando è prossima alla fine. Goliarda resistente, vicino a Saragat e Pertini. Goliarda libera, Goliarda in galera che riporta ne L’Università di Rebibbia ritratti forti di donne dietro le sbarre. Goliarda senza una lira, spiantata.
Gli amici e le persone care avevano chiesto, senza ottenerlo, che le venisse assegnato il vitalizio previsto dalla legge Bacchelli. Aveva avuto molti amici e molti amori ma se n’è andata a morire sola, nella sua piccola casa a Gaeta. Dove, come di consueto, la porta non veniva mai chiusa, di proposito. A Roma aveva affisso un cartello nella porta della sua abitazione, in cui si rivolgeva agli eventuali ladri dicendo di prendere quello che volevano ma di non sfasciare niente. Avvertiva che dentro c’erano solo cose vecchie, preziose solo per lei. “Entrate pure. Ma non rovinate nulla. Per favore…".
Come si fa a non amare una persona così, aperta come le sue porte? Mi sono appassionata negli anni ad approfondire la sua storia, perciò sono così impaziente di leggere il libro di prossima pubblicazione che son sempre lì in agguato a battere il piede per terra!
Racconta l’autrice della biografia
“ […]Il corpo senza più vita di Goliarda Sapienza è stato ritrovato dai carabinieri il 30 agosto del 1996: nella sua abitazione di Gaeta, riverso sulle scale tra un pianerottolo e l’altro. Il suo cuore aveva cessato di battere tre giorni prima del ritrovamento, trascorsi senza che il telefono avesse mai squillato e nessuno avesse provato ad entrare, nonostante l’esistenza di Goliarda sia stata ricca di amori e amicizie e le porte di ognuna delle case da lei abitate siano state sempre aperte.
Dentro la borsa i soliti notes che portava sempre con sé per scrivere ovunque andasse. Su un tavolo in disuso, poggiata in mezzo ad altre cose, un’agenda a fiori dove negli ultimi anni segnava ogni giorno il proprio peso e, se non aveva altra carta, scriveva emozioni dettate dal momento. L’ultima è la seguente: la vita mi costringe a viverla … ho paura".