Post seriosissimo.
Ho letto, da Giovanna (vedi tra i miei link amici), un bel post sulla morte, e penso che lei sia stata coraggiosa a scriverne, perché non è una cosa di cui si ama parlare…La morte è la separazione definitiva, ma lo spinoso per me è la separazione in genere. Così mi viene in mente una conversazione con un’amica, tanto tempo fa, sulle pene d’amor perduto. Nei miei ricordi, tra tutte le parole dette, rimane sospesa una frase pronunciata da lei quasi con imperiosità “si perde veramente una persona solo quando questa muore!!”…
Io ho capito il suo punto di vista, ma continuo a non essere d’accordo. Quello che si vive in una separazione (qualunque, purché importante) è ugualmente un lutto. E’ una perdita non solo dell’altro/a, ma anche di se stessi e del proprio ruolo dentro la relazione. Addirittura anche del proprio linguaggio a volte, tanto da sentirsi improvvisamente muti. Quello che si vive è una ferita. La separazione fa sentire scuciti. Io non credo che esista separazione senza dolore, anche perché molto spesso per separarci dobbiamo ferirci, sbattere porte, rompere argini. Chi lascia, vive il senso della rinuncia, e chi viene lasciato vive l’abbandono, la privazione. E io (non ci posso fare niente?) sono visceralmente CONTRO ogni forma di abbandono. Non riesco ad accettare l’abbandono degli animali, l’abbandono dei vecchi negli ospizi, dei malati negli ospedali, l’abbandono dei figli, quello dei bambini nei cassonetti, l’abbandono degli immigrati nei c.p.t.
Così da una parte rifletto sulla paura dell’abbandono che segna molte esistenze, e dall’altra mi lamento di quanto non si è preparati a lasciar andar via qualcuno che si ama…
L’abbandono mi fa male, e le separazioni anche. Pure quando queste sono necessarie, come le potature sono utili all’albero per crescere ed irrobustirsi.
Pur essendo disillusa sulle cose persempre, ho paura delle separazioni perché portano cambiamenti e, in definitiva, ho paura dei cambiamenti. Sebbene ne abbia affrontati tanti, sento di non essermi educata.
E’ curioso che riusciamo più facilmente a prenderci, sceglierci, unirci…piuttosto che a lasciarci.
Perché siamo così inabili a recidere rami secchi o ormai malati?
Perché non ci è stato insegnato ad unirci e dividerci con la stessa cura?
Perché manca, anche nei luoghi deputati alla formazione (come famiglia e scuola), un’educazione sentimentale?
Forse sono interrogativi inutili e infantili, ma mi sembra un argomento presente nella vita delle persone e per questo mi va di parlarne