Mentre coralmente ci si unisce alla battaglia sulla libertà di parola, continuo a constatare che persino in queste trasmissioni alcuni temi continuano a restare tabù. E non capisco se dietro la scelta ostinata, per esempio, di non trattare e approfondire la penosa situazione delle carceri italiane ci sia il pensiero che non è cosa che interessa la maggioranza dei telespettatori…
Nei tg nazionali vengono snocciolate le cifre allarmanti. Si notificano morti, sospette e non, con lo stesso tono con cui si annuncia il prossimo conduttore di Sanremo. Si invita la sorella del povero Stefano Cucchi, assurto suo malgrado ad emblema delle morti in galera, e con queste briciole di share che ancora il caso suscita, l’informazione è data.
Prima e dopo di lui ancora tanti, di cui non si parla perché magari le famiglie si sono chiuse in un dolore che non va alla ribalta. Un dolore muto e rassegnato che non fa audience. O un dolore urlato e inascoltato.
Mi piacerebbe vedere una puntata intera dedicata al tema, dove si racconti che non c’è una bella aria.
Chiunque per saperne di più può documentarsi come crede, ma vorrei lo stesso una serata di informazione, dove insieme alla brutta aria che tira, si ricordasse a tutti che le galere italiane scoppiano e dentro certe galere ci sono anche bambini, non dimentichiamolo mai.
Dei piccoli di Rebibbia avevo già parlato qui.
Oggi la situazione non è cambiata, a Rebibbia è peggiorata perché si è arrivati addirittura al sovraffollamento! Là dove c’erano 6 lettini, ora ce ne sono 12.
Ci sono galere dove c’è solo un bambino in mezzo a tanti adulti, altre dalle quali i bambini non possono proprio uscire.
Ho letto recentemente che questa sarebbe la terza legislatura chiamata a valutare la possibilità di pene alternative per le madri, nell’attesa penso al fatto che più della metà della popolazione carceraria è costituita da extracomunitari, quindi qualunque proposta legislativa deve necessariamente contemplare l’inclusione, più che l’esclusione.
Quanto può pesare tutto questo sulla coscienza di cittadini inebetiti di fronte allo schermo? Quanto costringerebbe i politici, che si ama invitare al salotto, a dare risposte ufficiali e pubbliche?
Non voglio fare l’idealista, non lo so se e quanto peserebbe, però…mi piacerebbe poterlo constatare, avere la possibilità di verificarlo!
Mi piacerebbe che si evidenziasse l’impegno dei volontari comparato a quello dei governi. E che si mostrasse, insieme all’aberrazione, anche la rete di quelle piccole e sparute realtà dove si fa qualcosa di concreto, piccole cose che hanno un grande valore. Come l’impegno costante di associazioni di volontariato che cercano di non far pesare ai bambini ulteriori espiazioni. Come le iniziative di quei Comuni che hanno allestito un angolo verde all’interno del carcere dove i bambini possono incontrare e pranzare insieme ai genitori reclusi. Piccole, irrisorie attenzioni che in una realtà difficilmente trasformabile danno un assaggio di normalità.
La normalità che agli uomini liberi spesso pesa, mentre costituisce l’assenza pungente di chi vive dietro le sbarre. Vorrei che si parlasse di tutto questo al pubblico inebetito, magari per sensibilizzare e coinvolgere i più pigri, quelli che sembrano accorgersi di una realtà solo quando passa in TV.
Dentro alla nostra realtà ce n’è una parallela che respira e qualche volta soffoca.
Le celle pullulano di extracomunitari, l’affiliato al clan è spesso servito e riverito e temutissimo, il povero cristo che ha rubato per sfamare la famiglia attende i tempi biblici del giudizio. Non può esserci una bell’aria in carcere, intrinsecamente impossibile.
Non c’era una bella aria neanche nel carcere francese di Grasse che ha restituito il corpo del giovane italiano svuotato. Una macabra carcassa privata persino del cuore.
Che concetto abnorme di espiazione sono stati educati a coltivare i secondini?