Tra le molteplici cose che mi piace fare tutti i giorni, la chiacchierata con mia madre occupa senz’altro un posto di rilievo. Quella donna mi cambia spesso l’umore e spesso in meglio. Parliamo di tutto e di alcune cose importanti che ci investono, ma ho notato che da un po’ di tempo, l’indifferenza umana fa capolino nelle nostre conversazioni con una certa regolarità. In qualche modo, prima o poi, andiamo a parare lì.
Nel nostro progredito presente, quello di lamentarsi del cinismo e della vacuità imperante è un esercizio cui ci dedichiamo più o meno tutti, con minore o maggior fervore. Ognuno di noi, nella propria quotidianità e nei frangenti particolari di vita, ha modo di constatare quanta umanità viene a mancare, la vediamo quasi svanire sotto i nostri occhi increduli.
Increduli i nostri occhi che però qualche volta si incazzano.
Gli occhi di mia madre, che hanno visto 87 inverni, si intristiscono e non si capacitano.
E’ questo a colpirmi al cuore. Non ha avuto una vita facile, eppure è come se la delusione fosse un sentimento a lei sconosciuto nei rapporti con le persone. Così la guardo con pena, dall’alto del mio disincanto. Noi con le delusioni ci siamo cresciuti, forse perché più esposti al mondo, mentre è come se improvvisamente lei si rendesse conto di quanta capacità di arretramento può esserci nell’essere umano, di quanto piccoli si può diventare, crescendo. E non mi sono sentita grande, io, figlia, venuta su in tempi di indagini sociologiche-psicologiche-antropologiche-dietrologiche…
Non mi sono sentita grande a fare da maestra di vita e cercare di spiegare razionalmente le dinamiche umane. In definitiva, ad arrampicarmi sugli specchi.
Io non lo so perché ha attecchito così l’indifferenza, non lo so, col cuore, perché Caino uccide anche senza spargere sangue e mille volte di più uccide con l’indifferenza.
So che accade e che mi sento meno delusa di lei.
[…] Io sono Caino. Non sono l’antenato
non abito un passato favoloso
non sono la pagina di un libro
io non sono il reietto
il primo mal riuscito che s’accantona e si perde
una manovra sbagliata della creazione
io non sono
una patologia malata.
Non sono la favola stantia
di due fratelli nello scenario vuoto
del principio. Io vivo adesso
dentro ogni umano, e lo strattono
fino all’insolenza, fino al delitto
a volte.
[…]
Sono io il mistero
del male che ti attrae
e con cui ti batti. Sempre.
[da:M. Gualtieri, Caino, Einaudi, c2011]