22 giugno 2010

come quando

Tania e Zac in giardino


come quando il pensiero di una persona cara si
accomoda sul nostro cuore e noi ne siamo contenti







17 giugno 2010

le cose che sono di tutti

Oggi ho visto una biblioteca arrabbiata. Sembra incredibile, ma è successo.

Chi frequenta una biblioteca di pubblica lettura, sa che forse è l’unico posto aperto a tutti e dove tutto è gratuito (a parte le fotocopie che si pagano per via delle leggi sul copyright)… In un posto così straordinariamente democratico ci si dovrebbe disporre con animo grato e rispettoso. Questo penso. Di cosa puoi lamentarti o cosa puoi reclamare se, i diritti previsti, sono garantiti a tutti indistintamente?


Penso sia per questa incomprensione che la biblioteca fosse arrabbiata, oggi.


Ho visto bambini entrare, salutare e muoversi comodamente come a casa, rispettando regole e disposizioni e sdraiarsi su di una fortuna. Ma ho visto visitatori adulti che entrano, non salutano e rivolgono domande a raffica ad alta voce, come se si trovassero in un qualunque centro commerciale. Con la stessa posa con cui guardano con sdegno i capi di abbigliamento eventualmente proposti dalla commessa, allo stesso modo elencano una lista di libri in classifica, possibilmente quelli di cui “ha parlato la televisione”. Se il libro in questione non è al momento disponibile, vogliono sapere quando rientra dal prestito e quante prenotazioni ci sono, con un tono ansiogeno che sembra imputare la colpa della momentanea assenza del libro alla bibliotecaria. Le piccole perle editoriali, di cui non ha parlato la televisione, giacciono lì indegne di attenzione…Certi individui sono così, persino di fronte ad un servizio gratuito si pongono come se volessero garantirsi il monopolio dell’oggetto del desiderio.

Mi è sembrato di vedere proprio i libri stessi immusoniti e offesi! Mh!


Ho visto la biblioteca arrabbiata con quelli che la vedono come lo specchio della società là fuori, precisamente laddove persiste il malaffare e la corruzione e i privilegi per pochi. Che non si rispetti la cosa pubblica fa incazzare, che non ci si sappia rapportare a ciò che è gratuito fa interrogare. Penso che la pacifica convivenza civile passi anche da queste cose. E la maniera di porsi rispetto alla cosa pubblica ci qualifichi come cittadini.


Ecco, l’ho proprio vista arrabbiata con quelli che non ringraziano, che non rispettano le cose che sono di tutti, con quelli che PRETENDONO e vanno lì austeri a reclamare diritti che altrove, silenti, lasciano calpestare.

Sembra triste e pure un po’ strano ma davvero anche le biblioteche si incazzano!

9 giugno 2010

le attenzioni

La cagnetta Didì è l’animale più felice che io abbia mai incontrato (e ne ho incontrati tanti)…

In ogni momento della giornata la sua felicità è incontenibile, tanto che quando la vedo finalmente tranquilla, pacatamente distesa, non posso arrischiarmi a rivolgerle la parola (o anche solo a parlare tra me e me) perché subito salta su sprizzante di felicità e vogliosa di giochi e carezze. Come se tenesse a memoria l’abbandono subìto e non si capacitasse del diritto all’amore.

Succede a chi è stato abbandonato.

Tutta la felicità del mondo contenuta in questo esserino che ogni giorno svolge il suo compito: ricordarmi che la felicità esiste.

Certe volte mi chiedo se questo suo manifestarsi non riveli un bisogno smisurato di attenzione e, quando penso questo, il cuore si fa una monetina…

Tralascio volutamente il senso che, nel nostro tempo, ha assunto la richiesta di attenzione: tutto sembra essere finalizzato ad ottenerne il più possibile e da tutto il mondo. Non è dell’attenzione legata all’apparire che voglio parlare, ma di quel bisogno molto intimo e profondo che alberga dentro di noi. Quel richiamo di Didì.

Le attenzioni…quando sono troppe ci soffocano, ma forse da chi le vorremmo davvero non risultano mai troppe. Chissà in quanti gesti quotidiani risiede il nostro bisogno di attenzione!

Dovrebbero essere come l’aria fresca nelle sere d’estate, le attenzioni, non come l’afa che assale annientando ogni difesa. A me è capitato di eccedere in attenzioni e capirlo non è stata una bella cosa, ma ho vissuto anche il contrario e pure questo troppo da ricevere può far male.

Che sia bisogno sconfinato d’amore, o che sia colpa di grossi problemi relazionali…certo è che se nasci “troppo”, un po’ d’ingombro lo diventi per forza. Allora io non resisto a dare alla piccola Didì le attenzioni che richiede, perché il suo bisogno mi offre uno specchio.

Abbiamo tutti bisogno di attenzioni?



4 giugno 2010

pensieri per Angela

Oggi Angela avrebbe festeggiato il suo compleanno…

Col mio piccolo modo di affrontare le nostalgie, ho piantato una rosa per lei.

E’ sicuro: chi ha conosciuto Angela, chi ha incrociato il suo cammino anche solo in questo pianeta virtuale, dal pensiero di lei rimane pervaso.

Quando si muore a causa di una malattia, si sente spesso la frase “ha smesso di soffrire”. Ed è pure vero, però nel mio egoismo non riesco ad accettare questa conclusione rassegnata. Ho perduto due nipotini che non sono riusciti ad arrivare oltre i 3 anni di vita in seguito ad una misteriosa malattia, e anche in quelle occasioni la ragionevole conclusione si è ripetuta.

Ha smesso di soffrire ed è sacrosanto diritto e nessuno dovrebbe essere portato a morire con dolore. Il dolore stesso non dovrebbe avere ragione d’essere! Ma il dolore c’è e lo vediamo, lo sentiamo, lo respiriamo in molti frangenti, a voler attivare i sensi. Quando una persona muore però è una perdita lacerante. Angela sta altrove scrive James, ed è così. Angela esiste ribadiscono gli amici blogger. Ed è così, esiste in tutte le sue bellissime parole che ha regalato, la sua meravigliosa intelligenza, la sua forza, che è quella bella forza delle donne che lei amava. E la sua testimonianza di lotta e il suo amore profondissimo. Esiste in chi ha incrociato il suo sentiero.

E manca moltissimo, perché non torneranno parole sue nuove.

Quanto amore!

Angela amava i miei colori, mi aveva scritto che avrebbe voluto ricoprirci la casa dei miei disegni…Lo diceva perché era una persona generosa che amava la vita in tutti i suoi colori.

Nel suo percorso di ricerca continua mi sono riconosciuta da subito, dal suo concetto di “nomadismo del cuore” sono rimasta incantata e ho pianto per quella consapevolezza che si portava addosso: essere cresciuta e aver fatto il minor male possibile.

Quello che ci innamora è forse proprio quello che ci serve, e di Angela mi ha sempre avvinta l’insegnamento ad uscire da sé, dal proprio piccolo orticello, e volgere lo sguardo al cosmo, alla dolorosa meraviglia del creato. Lei lo faceva. E nella sua instancabile ricerca aveva trovato il senso anche a quello che io non sono brava ad accettare, perché una giovane madre deve poter vedere crescere le proprie figlie accanto ad un amore innamorato. Perché il suo compito non è finito, per questo diciamo tutti che Angela esiste. Ma il dolore fa sragionare e per questo, Angela, mi scuserai se sono così arrabbiata, se non capisco quale disegno possa mai esserci nella morte dei giusti e degli innocenti e nella sopravvivenza degli sciacalli e dei prepotenti.

Ho amato molto e continuo a farlo il tuo amore infinito e concreto per la vita, vita vera mai privata di senso.

E a volte penso davvero, per dirla con la Merini, che Dio aveva paura di essere superato in amore.

Così oggi raccolgo i mie pensieri per te e li metto qui…



i puntini sulle i

[Èdouard Manet, Ritratto di Èmile Zola, 1868]

[…] Ci sono persone che non vedono di buon occhio l’inclinazione dei lettori a scrivere.

“Ci sono più scrittori che lettori”. E’ la loro frase preferita.

Non dategli retta pena la vostra dannazione. Quando sentite questa rutilante battuta e pensate che sia rivolta contro di voi, vuol dire che siete consapevoli e critici. E’ vero, è proprio rivolta contro di voi. Non fate nulla, non battete ciglio. Sedete metaforicamente sulla riva del fiume. Dato che ormai ci sono rimaste più metafore che fiumi sulla terra, la cosa non dovrebbe risultare difficile. Prima o poi vedrete galleggiare un manoscritto dell’autore di questa stroncatura preventiva. […]


Da: Salvatore Pinna: Tutti i puntini sulle i : breviario per i lettori borderline, CUEC, c2007


1 giugno 2010

io boicotto

Ieri sono andata a votare per le amministrative, turandomi il naso per l’ennesima volta. Lo si fa per senso civico, perché si crede nella partecipazione attiva, perché si spera di contribuire ad un cambiamento...
Da bravi soldatini assolviamo al nostro dovere/diritto con sempre minor convinzione e partecipazione. Mentre tornavo a casa meditando sull’utilità di un voto dato così, arriva come un fulmine la notizia dell’attacco israeliano alla nave della pace che intendeva rompere il blocco navale di Gaza.

Mi sento furiosa, inorridita, ancora incredula di fronte alla prepotenza di Netanyahu che si dispiace per le perdite umane ma ribadisce l’appoggio ai suoi militari.

Quello che ne deriva è una crisi diplomatica tra Israele e Turchia ma…niente di più.

Dei palestinesi, di un popolo ridotto alla fame in una striscia di terra occupata, dove un qualunque civile israeliano può condurre in arresto un qualunque civile palestinese senza ragioni e senza prove, sono rimasti ad occuparsene solo gli osservatori internazionali, e anche loro talvolta fanno fatica a testimoniare ….

Mi sento solidale con i pacifisti che non hanno accettato l’espulsione ma si sono fatti trarre in arresto. Un coraggio che chiama e urla la richiesta di attenzione. Mi sento solidale con quel gesto politico coraggioso.

Israele dimostra ancora una volta con l’usuale prepotenza, di ignorare qualunque accordo e di disprezzare la pace! E il mondo lascia fare.

Io boicotto Israele, perché credo in questa forma di lotta e di dissenso attivo e consapevole. Perché il mio gesto è la classica goccia nell’oceano, lo so, non risolvo nulla ma il mio piccolo contributo è importante per dire: io NON AIUTO LA TUA ECONOMIA