20 giugno 2014
poesie che ti inseguono...
In questi ultimi anni, mi sono fermata sempre a navigare
in pagine poetiche, e ho scolpito dei versi che dentro di me diverranno eterni,
di poeti diversi, di ogni parte del mondo.
Per molto tempo ho fatto miei i versi di Adrienne Rich
“stanotte credo che nessuna poesia servirà”...
Pur nutrendomi avidamente di poesia le avevo tolto, io
stessa, quel potere salvifico che le avevo conferito. Il tempo segue il suo
corso e alcune cose cambiano, altre restano tenacemente uguali. Così funziona.
Però, da qualche giorno, a suggerirmi una strada è una poesia – guarda caso - della stessa grande intellettuale americana
che – in terza persona – parla alla sé stessa che è stata…
La donna che godeva
della sua sofferenza è morta. Io sono la sua discendente.
Amo le cicatrici che mi ha lasciato,
ma adesso voglio andare avanti con te
lottando contro la tentazione di fare del dolore la mia
professione.
[da: A. Rich: Lo spacco alla radice. Sources, Estro editrice, 1985]
…E mi ci ritrovo. Mi
vedo ancora dentro la grande battaglia, la mia discendente mi sembra lontana e
non posso osservare le cicatrici perché le mie ferite ancora sanguinano. Però voglio
aggrapparmi, come un naufrago ad un tronco, all’ultimo verso ; sento che è
quello a cui dovremmo tendere.
Dialogare apertamente
con quella parte di noi che punta i piedi per terra, perché no, perché è
inaccettabile, inammissibile quello che ci è capitato. Perché è insopportabile.
E’ troppo!
Impegnarsi quel tanto
che basta per impedire al dolore di diventare la nostra “professione”.
Non aiuta volgere il
pensiero a quanti vivono un destino persino peggiore del nostro, il dolore non
è così sportivo, e allora se non aiuta questo, che a muoverci sia un legame, il
più affettuoso possibile con noi stessi, anche una manciata di indulgenza, che
metta a tacere quel senso di espiazione che non è giusto, Non è per niente
giusto.
** rileggendo, mi appare
spesso banale e retorico ciò che dico…mi scuso, (a proposito di indulgenza) ma
scrivere è un bisogno che, comunque sia, devo assecondare.
Affidare le mie parole
al vento, anche, Una sorta di esercizio.
(Uno dei tanti, per cui
mi sembra di vivere dentro una palestra!)
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8 commenti:
Certi momenti mi sento completamente smarrita e persa e pare davvero che sia forte in me la tendenza a ' fare del dolore la mia professione '.
Quando riesco a guardarmi da fuori sembrerebbe proprio così.
Poi altre emozioni mi attraversano, se mi lascio andare, lo sguardo in alto tra le nuvole che si aprono e vedo una donna così fragile e così triste che mi prende la voglia di abbracciare stretta e tenere vicino, occhi negli occhi,e portarla con me.
Mi piacerebbe , come scrive la poetessa che citi,scendere insieme, tenendoci per mano lì dove c'è una scala che pende innocente ai piedi della goletta.
Scendere piolo dopo piolo, per esplorare il relitto e vedere il danno che è stato fatto ed i tesori che sono rimasti.
Sono lì i nostri tesori nascosti rimasti giù in fondo ed è lì che dobbiamo andare per ritrovare la forza .
Mi hai incuriosito. Questa poetessa non la conosco e mi toccherà cercarla. O lei mi ha trovato ?
grazie Adele... credo che tu sia entrata meglio di me dentro la poesia. Grazie dell'immagine che evochi...Un abbraccio
Guglielmo... un sorriso. Adrienne Rich ha una storia interessante, mi fa piacere che ti abbia incuriosito. Buona domenica, camminatore...
Io non ho mai goduto della mia sofferenza, al contrario...l'ho sempre vissuta come un corpo estraneo che con me, non avrebbe dovuto aver a che fare! Io non l'ho mai scelta...è lei che ha sempre scelto me senza chiedermi il permesso... e come un cancro ha distrutto ogni cellula buona, ha spento sorrisi e fatto naufragare speranze e quella voglia e gioia di vivere che dovremmo avere e nutrire sempre! E se anche da tanto tempo, sembra essere diventata davvero una professione, cerco di non cedere alle sue lusinghe...perchè poi, in definitiva, non si può vivere per sempre con una compagna che non hai scelto!
Un abbraccio cara...
grazie Giovanna... è giusto quello che dici, solo che a volte capita che la sofferenza diventi (o in alcuni lo è sempre stata) l'unica condizione conoscibile...piaccia o no, è così.
Vivo troppi "perché", irrisolti e irrisolvibili, ogni giorno. Butto giù i miei pensieri ma, una volta pubblicati, non ho la forza per discuterne.
Per questo, chiedo scusa...
Un abbraccio anche a te amica
ciao Angela, grazie per i tuoi pensieri. Non preoccuparti di discuterne con noi. I commenti dei tuoi lettori sono sempre fonte di riflessione per me ed è chiaro perché: è quello che scrivi che porta qui lettori acuti e profondi, ma soprattutto creature umane sensibili.
Da molti anni vivo in una dimensione che mi ha inghiottita. Mi sono tanto battuta, ma avevo un solo alleato e l'ho perduto. Ora sono stanca di battermi e di riconciliarmi con la vita non me ne importa più. Non so se questo faccia di me una professionista del dolore. Ci devo pensare
abbracci a tutti voi, marina
scusa Angela se uso il tuo spazio. Non so se sono io che non so dove si faccia ma non riesco a commentare sul sito di Adele
comunque, un abbraccio e grazie Angela, per l'ospitalità
marina...quello di Adele è un sito, appunto, non un blog e quindi non si possono lasciare commenti. quello che puoi fare è scriverle in privato, sul sito c'è la mail.
Avrebbe potuto risponderti lei stessa ma ho fatto prima io, se le mie info sono sbagliate Adele mi correggerà ;)
un abbraccio e grazie del tuo commento e della tua presenza.
Angela
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