25 marzo 2013
empatici o simpatici...purché sia!
Nel mio vocabolario, credo
da sempre, la parola fine non riesce proprio a trovare posto.
Grazie ad una delle mie sorelle
maggiori, ho imparato a leggere e scrivere prematuramente, ma la parola fine
no, mi era ostile anche allora, conservo memoria viva di me così piccola alle
prese con un significato così grande.
A volte mi incupisco anche
quando finisce un libro, un film o una rappresentazione teatrale…
Ovviamente ci sono
frangenti più rilevanti in cui la fine è inaccettabile, e persino quando
è prevista dall’inizio, tremendissimamente sicura, anche così puntiamo i piedi
e cerchiamo di opporci.
Ma senza entrare in
merito alle cose, appunto, irreversibili…
questa parola fine mi fa sempre
paura, mi mette agitazione, in certi casi mi fa sentire esposta alle
intemperie…
E c’è quella fine
che si poteva evitare, sì mannaggia, per quelle non mi disabituo ad
interrogarmi.
La fine di un rapporto, di
una relazione di qualunque natura…ancora mi porta a domandarmi “ma non si
può/poteva fare niente?”. Lo so, certe storie devono finire e basta. Ma altre...si potevano salvare?
Non si poteva coltivare
insieme un po’ di empatia o simpatia?
Come se si potessero
coltivare!
Non necessariamente
potremo essere entrambi, perché – come è noto
- non è detto che l’empatia
intesa come capacità di capire e condividere gli stati emotivi e affettivi
degli altri, corrisponda alla simpatia, cioè ad una motivazione tesa al
benessere degli altri. Si può provare empatia senza sentire simpatia dicono
oggi le neuroscienze.
Mammamia! Sarò empatica? Simpatica?
Solo una delle due cose e quale? O nessuna?
Dovrei capirlo a tutti i
costi se volessi interpretare i miei rapporti con gli altri, soprattutto su
quelli dove è stata apposta la parola fine.
Non è mica uno scherzo!
Questi cavillosi pensieri,
che si insinuano quando voglio spostare l’attenzione da qualcosa che le mie
spalle non “reggono”, mi fanno domandare….quando
non si fa di tutto per stare bene, per venirsi incontro, sorreggersi
vicendevolmente, per avvicinarsi alla comprensione…possibile che, laddove si
mette la parola fine, si manchi di entrambe le cose?
Che questi circuiti
neuronali non entrino in azione?
Complicata io, ma
complicato e affascinante il cervello umano
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7 commenti:
Post veramente interessate.Una domanda più intrigante dell'altra e una miriade di risposte possibili.
Per me la domanda necessaria è : 'ne vale la pena? '.
Cristiana
siamo figli di complicazioni e complicanze ...
grazie Cristiana...mi domandi se "vale la pena" lambiccarsi il cervello con questi inutili interrogativi? probabilmente no, ma è un po' la mia natura, devo ammetterlo. Grazie, ciao
giardigno: eccome no!
Cara Arnica vorrei rispondere con uno stralcio della Yourcenar:
"Vi ravviso la mia natura, già di per se stessa composita, formata in parti uguali di cultura e d’istinto. Affiorano qua e là i graniti dell’inevitabile; dappertutto, le frane del caso [...]"
A.
P.S. hai dello spam tra i commenti...cambia password...cambia password :-)
Ally, grazie della citazione, beh...
e grazie del suggerimento: ho cambiato password.Mh! un bacio
Così a caldo mi viene da rispondere che forse siamo empatiche con alcune persone e simpatiche con altre; e che forse ci vuole una coincidenza di tempi e di neuroni, chissà
Il riferimento alle neuroscienze mi interessa molto, grazie
sarà così Marina...qualcuno ci ispira empatia, e qualcuno simpatia...chissà! L'eventualità di una mancata coincidenza di tempi e neuroni però mi immalinconisce...
grazie del passaggio, un saluto
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