12 dicembre 2012
il fuoco
Il fuoco bisogna saperlo guardare negli occhi.
Quello che durante i mesi estivi al primo levarsi del
Maestrale mi fa battere, per l’ansia, il cuore all’impazzata.
Quello che ogni giorno mi appresto ad accendere per
scaldarmi.
Sono sempre più numerosi quelli che mi dicono “ma chi te lo
fa fare?”…perché numerose sono diventate le comodità…Come se accendersi un
fuoco fosse un impegno oneroso, una fatica immane, una noia-un obbligo tra i
tanti della giornata.
Me lo fa fare il piacere, perché non solo il profumo ma il
caldo stesso che dà la legna non lo garantisce nessun altro combustibile. Mi fa
piacere perché con la vecchia cucina a legna ci sono cresciuta, e mia mamma
ancora oggi le riserva buona parte del suo risveglio. Svuota la cenere dal
cassettino, pulisce ben bene la cucina all’esterno e “lucida” il piano in ghisa
con grande fervore. Io non arrivo a tanto, io mi conservo il rito della
preparazione e accensione, e a questo dedico davvero dei momenti importanti, in
cui sono io, i miei milioni di pensieri, e lui – il fuoco – che a suo modo
parla, palpita, cresce e pian piano scalda, l’ambiente e i pensieri che lo
attraversano.
E il fuoco fa incantare, questo è certo, quell’incantamento
mi porta spesso una struggente tenerezza per le persone, gli animali, le cose e anche i ricordi… Mentre
sto lì, in ginocchio, ad aspettare che le fiamme avvolgano ogni cosa, mi sento
in comunicazione con l’umanità che, fuori di qui, invece mi fa soffrire.
Finché l’incantamento dura mi riporta quel gusto di antico,
che sa pure di povertà ma che mi è ugualmente così caro…
E’ un frangente che amo molto delle mie giornate invernali,
perché è solo durante l’inverno che io e il fuoco possiamo essere amici.
[anche Zizou la pensa come me]
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6 commenti:
Non sai quanti piacevoli ricordi nella lettura del tuo scritto
Non solo ricordi legati alla mia infanzia dove le stufe a legna nelle grandi cucine erano il punto d'incontro nelle mattinate invernali dopo il ritorno dalla messa, ma ricordi legati anche ad un mio passato più recente, quando , presa dai fermenti giovanili e dalla voglia di ribaltare la mia vita completamente, avevo lasciato il lavoro sicuro per aprire una piccola bottega dove trasformavo i merletti ' di un tempo' e li vendevo.
Li, in un corpo di casa, molto vecchio, in centro città,un piccolo negozietto di ricami e pizzi era riscaldato da una stufetta di coccio che ogni mattina accendevo e la stanzetta minuscola in poco tempo si riempiva di crepitii e fiammate
Era il momento della giornata che preferivo proprio perchè mi riavvicinava, molto probabilmente, ad emozioni intense del passato
Bello!
Scusa La lunghezza del mio scritto
Si. Il fuoco è bello, rapisce e accanto ad esso non si sente la mancanza di nulla...è come se lui rispondesse a parole che non si pronunciano...
Mi sono scaldata davvero, scaldato il cuore, perchè il fuoco di cui parli in te è generato proprio dal cuore. Un abbraccio
Mio figlio ha dodici anni e mezzo. Fino a un mese fa mi guardava con attenzione e partecipazione quando alla sera, al ritorno dal lavoro, mettevo la legna nella stufa e poi accendevo il fuoco. Guardava insieme a me le lingue di fuoco divampare, poi abbracciare i pezzi di legna e illuminare l'interno della stufa.
Un mese fa mi ha chiesto: papà, posso provare io ad accendere la stufa? Io l'ho lasciato fare. Così ha fatto un passo in più verso il suo essere adulto, sa fare una cosa in più rispetto a prima, una cosa importante, che gli piace fare, e credo che sia per questo molto felice.
Zizou ha capito tutto della vita -:)))
Adele: grazie di quel bel ricordo...mi è piaciuto immaginarti nel tuo negozietto.
Giovanna: un dialogo muto quello col fuoco...
Giulia: mi fa piacere averti "scaldata" anche solo un pochino, ti abbraccio anch'io
Giorgio: contenta della condivisione...tuo figlio ha GIA' dodici anni e mezzo???? un ometto!
Guglielmo: su questo non ci piove!
Un saluto e grazie a tutti
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