7 luglio 2012

Celeri


E’ stato solo per motivi di lavoro, diversamente non credo ne sarei stata incuriosita, che sono entrata in contatto con ACAB (All Cops Are Bastards), il libro di Carlo Bonini sulla violenza e l’odio dei celerini.
Se mai tutto l’orrore che abbiamo intorno non dovesse bastarci, se proprio volessimo infierire sul nostro spirito abbacchiato e spesso vinto…possiamo ricorrere alla lettura di queste pagine che contengono anche brani tratti dalla chat del blog della Polizia di Stato.

Sempre sia reso rispetto al celerino onesto, come a qualunque altro lavoratore che non sia un boia nella camera a gas. Non sto a sentenziare sull’utilità e onestà della categoria, ma con Bonini soffermarmi su quella porzione che chiamano mela marcia e già questo mi mette male: mele marce perché? Forse per farci più schifo? A volte le mele marce continuano ad essere commestibili…

Nel libro di Bonini si può ritrovare quello spirito di gruppo e di appartenenza che ha spinto molti a tacere o mentire sulle violenze pilotate del G8 di Genova e di tante altre manifestazioni.
La macelleria di Bolzaneto e della Scuola Diaz.

All’interno della chat un collega prova a mettere in discussione l’operato delle forze dell’ordine a Genova, e pone delle domande ben precise, chiede se per quelle azioni i celerini onesti debbano vergognarsi ed esecrare le violenze.
“"I colleghi che avrebbero minacciato di stupro le signorine antagoniste meritano la nostra esecrazione, o no?"
Una delle risposte:
“No. Per questa domanda, oltre a valere la risposta sopra, concedimi anche il beneficio del dubbio. Chi prenderebbe seriamente un tentativo di violenza a una capra malata? Il popolo antagonista non brilla certo per l'attaccamento all'igiene! Non credo a quello che, sicuramente in malafede, sostengono questi personaggi!”.
No, decisamente non fa bene questa lettura, come non fa bene la verità, nuda e cruda…si rimane sbigottiti e increduli e alla fine inevitabilmente schifati e inorriditi.

“[…] Quando alcune centinaia di ultras e di autonomi sono schierati a cinquanta metri da te, con spranghe, catene, bombe carta e coltelli, io ritengo opportuno fargli tanto schifo e paura che non devono pensare di poterci attaccare senza lasciarci le ossa! L’Italia non è uno stivale, è un anfibio di celerino.”
(Post nel blog Doppia Vela, 2007)

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Nel frattempo, con la classica tempestività italiana, arriva il 5 luglio la sentenza per le violenze alla scuola Diaz. Una sentenza che vede prescrivere l’accusa per lesioni (le immagini raccapriccianti dei giovani pestati non devono essere state abbastanza eloquenti); i colpevoli verranno interdetti dai pubblici uffici per 5 anni ma, dopo 11 anni dai fatti contestati, l’indulto e la prescrizione gli eviteranno il carcere.
I veri mandanti restano impuniti al loro posto e taluni ricoprono importanti cariche governative.

Mentre Amnesty International ha chiesto l’introduzione del reato di tortura nel nostro codice penale, la ministra Cancellieri si è mostrata dispiaciuta per aver perso “alcuni dei nostri uomini migliori”.

2 commenti:

Unknown ha detto...

C'è chi sceglie di fare il celerino e chi decide di entrare nelle cosche.
Il punto d'origine è lo stesso.
Cristiana

Massimo Caccia ha detto...

Una questione morale e sociale complessa. La cosa orrenda è che l'essere umano scade più in basso delle bestie fino a non cogliere più il limite del lecito e dell'illecito (tralascio bene e male perché scivolerei su un versante differente e anciora più complesso).
Ingiustizia italiana!!!
Buon fine settimana