7 settembre 2010

certe poesie

Mi sono regalata recentemente l’ultima pubblicazione di Mariangela Gualtieri che è una poetessa che amo molto, e ho capito che per me una raccolta di poesie è così: ad una prima lettura, mai ordinata, mi accosto come se aspettassi, aprendo a caso, di trovare quei versi che mi folgoreranno. Ad una prima lettura, c’è sempre, dentro una raccolta, quella che sembrerà rappresentare LA poesia. Ma a rileggere…a rileggere soprattutto in momenti diversi, i versi lanciano frecce, scuotono, fanno stare imbambolati a pensare…Quelle parole scelte e così sapientemente combinate è proprio a me che parlano. Può succedere anche con la prosa, certo, ma a me accade in special modo con la poesia e con certe poesie che sono per sempre.


In questi giorni che necessito di speranza, soprattutto della capacità di trasmetterla, mi è venuta in soccorso questa poesia.

E la lettura di questi versi, l’obbedienza del regno, ha regolato meglio il mio respiro.


Cadono comandate

le pigne. Sopra tutto si gingilla

il tempo.

Cadono le aghe dei pini quando è ora.

C’è obbedienza nel regno.

Uova schiudono piccole piume

ordinatamente il bruco

penetra nel’invitante polpa.

Circola un bene

spintona o trattiene

un volo alto sostiene

anche noi siamo parte.

[da: Mariangela Gualtieri, Bestia di gioia, Einaudi, c2010]


Forse la poesia non salva la vita, però sicuramente la sostiene

10 commenti:

Giovanna ha detto...

Ah bene....stavolta sarò la prima! Già, c'era un tempo che la poesia mi era indispensabile, come la musica. Poi, i ritmi della vita ti travolgono a tal punto che non ti accorgi che il tempo si gingilla, che le pigne cadono, che le uova si schiudono! C'è un tempo che sei talmente preso dalla tua vita, dalla necessità di coltivare e non far morire la speranza che non ti accorgi della vita "scontata" che brulica intorno a te...
Si, sicuramente la poesia sostiene la nostra vita e rende più bella la nostra anima!
Un abbraccio cara.
P.S. chissà cosa commenterà Rom...:-)

rom ha detto...

Magari fossimo solo parte, magari soltanto obbedissimo al regno!
Ma non è così. E dico magari perché il non essere solo parte del regno può renderci sublimi o orrendi, e nel tempo l'orrore si è accumulato al punto che mi viene da pensare che meglio sarebbe stato per la Terra non fossimo stati capaci d'essere sublimi - meglio sarebbe stato fossimo stati parte del regno, e solo parte del regno.
Il nostro corpo, sì, è parte, obbedisce ordinatamente alle stesse forze che muovono o trattengono tutti gli altri esseri viventi e tutte le cose del regno. E anche se per quanto ne sappiamo c'è uno stretto legame tra il nostro corpo e la nostra mente, l'identità tra corpo e mente ci sfugge: la mente, infatti, sfugge all'obbedienza che vige nel regno, percorre tempi e spazi diversi, quelli della creatività e della distruttività umane e solo umane. Noi sappiamo pensare e parlare linguaggi altamente sofisticati, complessi e precisi, in lettere e numeri. Abbiamo inventato la scrittura. Dico a caso e incompletamente: costruiamo palazzi altissimi, città, ponti, macchine che muovono se stesse con noi seduti dentro, treni, navi immense che solcano i mari, aerei che volano più veloci del suono, sappiamo modificare l'obbedienza delle più intime particelle della materia e creare materia che prima non era mai esistita, sappiamo uccidere e abbiamo ucciso e uccidiamo sistematicamente come nessun altro essere vivente sa fare, possiamo disintegrare montagne, abbiamo distrutto intere città con un solo ordigno lanciato da un aereo, abbiamo messo punto un arsenale distruttivo che può annientare cinquanta pianeti come il nostro, abbiamo inquinato interi mari, abbiamo desertificato vasti ecosistemi, abbiamo bucato il cielo, costruiamo strumenti musicali perfetti e abbiamo scritto musica sublime, abbiamo dipinto immagini di stupefacente bellezza...
Anche noi siamo parte del regno della natura, sì, ma siamo parte anche di un altro regno.
L'indifferenza di un bell'albero fiorito alla nostra sorte può stupirci; l'indifferenza di un uomo può uccidere altri esseri umani, a volte popolazioni intere; l'indifferenza di un solo uomo potrebbe annientare ogni forma vivente dell'intero pianeta: l'uomo non fa più parte del regno come gli altri esseri viventi. La sua mente non obbedisce.

Venti dell'Est ha detto...

Dolcissima poesia...forse non salva la vita a tutti, ma a chi è sintonizzato si. Quando la poesia (così come la musica, la natura o l'arte in generale) smuovono qualcosa in noi, riattivano il circolo di quell'energia che ci rende parte integrante del Regno. In noi, appunto.
Non sono completamente d'accordo con Rom: creatività e distruttività sono proprie del regno, ogni giorno, in ogni istante, con circolarità si susseguono ovunque. Ci sono uomini che portano all'estremo l'una, uomini ch lo fanno con l'altra. Il bell'albero fiorito partecipa della nostra sorte perchè è la sua medesima: vivere un ciclo. L'uomo può distruggere il pianeta. Forse. Ma il pianeta è un'infinitesima parte del regno. Altrove qualcos'altro si va creando. E poi siamo così sicuri che lo possa fare? Ha gli strumenti e la cattiveria (o meglio stupidità) per farlo. Ma noi non conosciamo gli strumenti che ha il pianeta per evitarlo... forse tendiamo a sopravvalutare il genere umano.....speriamo!

amatamari© ha detto...

Se ho da scegliere una parte preferisco essere il bruco che a cadere mi faccio male, anche quando volo.
:-)

E' intensa e bella questa poesia: grazie per la condivisione.

giardigno65 ha detto...

siamo tempo, non ci sprechiamo

Arnicamontana ha detto...

Sono contenta dei vostri commenti

Giardigno, come sempre laconico ed efficace.
Rom: la nostra appartenenza al regno comporta l’assunzione di vizi e virtù proprie degli umani, ma hai ragione, i disobbedienti siamo noi.
Quanto mi rassicura però quella corrispondenza all’ordine delle cose, quell’abbandonarsi ai cicli. C’è una parte del regno che perpetua l’aderenza anche quando, come dice Giovanna, siamo così impegnati, rapiti dalla nostra individualità da sottrarci a ciò che invece continua ad andare avanti. Ci sono momenti in cui non si riesce ad obbedire a niente se non all’inerzia, ed è per quei momenti che invoco la speranza

Eretica: sono d’accordo sulla puntualizzazione che fai a Rom, con l’albero condividiamo la stessa sorte. Dici che non conosciamo gli strumenti che il pianeta potrebbe adottare per difendersi… io lo spero con te!

Amatamari: e mi sa che non si può scegliere! Però tu sei una bella furbetta eheh



Se non ricordo male, Pasolini diceva: ho cancellato la parola speranza dal mio vocabolario perché offre un alibi alla nostra coscienza.
Le parole non sono testuali ma il concetto è quello.
Ecco, sono d’accordo con Pasolini, è vero, c’è questo rischio nell’affidarsi alla speranza, sa di un vivere remissivo…Ma, appunto, ci sono frangenti in cui la nostra coscienza ben poco può, di fronte a ciò che non agiamo ma subiamo.
Allora, forse, l’obbedienza al regno, allo scorrere delle fasi, dei cicli, delle stagioni, mentre il tempo si gingilla, può salvarci.

Arnicamontana ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

ho smarrito il telefonino e quindi tutti i numeri! scusami se lo faccio qui ma capirai: tanti auguri Angelina! Mimì

guglielmo ha detto...

Muoiono bambini di fame e di malattia, popoli interi sono sterminati... anche noi siamo parte di questo regno in cui il bene è un particolare che ci ostiniamo a sopravvalutare...

Emilia ha detto...

Abbiamo tutti bisogno, come te, di speranza. Almeno io sicuramente. Quella speranza che non è illusione, ma attenzione a quello che il mondo ci offre e a quello che noi possiamo offrire anche in tempi come questi.
Bella la poesia che proponi
Grazie davvero
Giulia