6 agosto 2010

certe case

Di ritorno da un giro lungo la costa occidentale della mia isola, ho voluto fare tappa a Ghilarza per visitare la casa di Antonio Gramsci.

Certe case ti restano dentro come chi le ha abitate, e a volte ti raccontano più delle persone stesse…


E’ una casetta piccola e umile, sebbene per l’epoca la casa di persone benestanti.

A fare da guida, un giovane studente molto ben documentato, entusiasta e disponibilissimo.


Si rimane incantati ad osservare la lucidità intellettuale con cui Gramsci, da recluso, redigeva anche solo le bozze del piano della sua opera, da quella grafia ordinata e chiara, oltre che ovviamente dalla sua integrità e coerenza. Nel cortile, è stato possibile reimpiantare la stessa vegetazione, negli stessi identici punti, grazie alle dettagliatissime descrizioni che Gramsci ha lasciato.


Durante la visita guidata ero emozionata e incuriosita, rivolgevo domande alla guida e mi soffermavo su ogni dettaglio. Poi…quando sono andata via, è calato un silenzio sordo dentro di me.

Gramsci avrebbe finito la sua pena il 21 aprile del 1937 ma non conobbe neanche un giorno di libertà, patì in una clinica per 6 giorni fino alla morte. Era molto malato, si sa…però non ho potuto fare a meno di angustiarmi e fissarmi sul fatto che non abbia potuto conoscere un solo giorno di libertà, niente.

Il 27 aprile la sua famiglia attende il suo rientro in Sardegna e quella stessa sera Gramsci muore.

Il ragazzo che faceva da guida ci ha detto che su 40 visitatori, quel giorno, noi eravamo stati gli unici italiani.



4 commenti:

lodolite ha detto...

ho letto con molto piacere il tuo scritto e con molta tenerezza anche della tua commozione.
ciao simona

Angelo azzurro ha detto...

Una vera tristezza sapere che siete stati gli unici italiani...
Lode e onore a Gramsci. E grazie a te che l'hai ricordato

andreapac ha detto...

Il silenzio mi ha colpoto che ti ha lasciato il dopo la visita. Credo che troppo rumore e troppe immagini siano una forma di inquinamento psicofisico insopportabile. Come non riesco a capire tanti che nel periodo di riposo non mettano in conto di farsi due passi in un bosco o in un luogo naturale lontano da tutti. Rigenersi e trovre un proprio equilibio psichico nella diversità che la natura ci regala

Giovanna ha detto...

Cara Angela, se mai dovessi decidere di uscire a farmi un giretto...quello che tu hai dato è un ottimo spunto!Sai che non ci sono mai stata? Non mi stupisce neanche che eravate gli unici sardi...siamo veramente strani! Ma, in fondo, credo sia normale da un certo punto di vista: tendiamo a conoscere più ciò che sta fuori i nostri confini che quel che sta all'interno! Riguardo la commozione, ahimè, ci coglie nei momenti e nelle situazioni più strane! Quanto vivremo meglio con l'animo più corazzato!!!
Un abbraccio!