19 dicembre 2009

così

Il Natale non mi piace. Non solo, banalmente, per la festa del consumismo che è ormai diventata…Non mi piace perché amplifica e permea ogni cosa e rende tutto ancora più evidentemente ingiusto. Fa sentire ancora più povero chi è povero, più solo chi è solo, più triste chi è triste. Amplifica le disuguaglianze sociali, spinge pericolosamente all’omologazione.

Così mi sento in questo periodo, un po’ tristanzuola e un po’ pensierosa.

Io dico che, se è occasione per stare coi propri cari ben venga e non voglio dimenticare di ringraziare perché ancora abbiamo occasione di riunirci.

Poi però rivoglio subito il mio silenzio abitato e la mia pace.

Buone feste a tutti :-)

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Dunque, d’ora in poi parlerò ogni notte. Con me stessa. Con la luna. Passeggerò, come ho fatto

stasera, gelosa della mia solitudine, nell’argenteo livido della fredda luna, che splende facendo brillare una miriade di scintille sui cumuli di neve appena caduta. Parlo da sola e guardo gli alberi scuri, beatamente neutrali.

Molto più facile che affrontare gli altri, che dover sembrare felice, invulnerabile, brava. Senza la maschera, cammino parlando con la luna, con la forza neutrale e impersonale che non ascolta, ma si limita ad accettare la mia esistenza.

[Da: Sylvia Plath, Diari, Adelphi, 1995]

14 commenti:

Angelo azzurro ha detto...

Credo sia proprio questo il periodo in cui aumentano i suicidi.
La solitudine viene amplificata da questo falso clima festoso e chi soffre è più vulnerabile.
A me infastidisce tutto il frastuono legato all'evento. Per chi non crede, non ci sarebbe motivo di festeggiare. Per chi è credente, il momento andrebbe vissuto in maniera più coerente. E soprattutto con più sobrietà.

Giovanna ha detto...

E' proprio così, e mi spiace molto, per me e per tutti. Mi spiace che si stia perdendo la magia, e già mi sento banale nel dirlo. Sempre più spesso ultimamente sento in tv e ovunque per strada le persone che si lamentano di non avere nulla da mettere sotto l'albero. Sotto al mio albero c'è il presepe e tanto dovrebbe bastare. Non è poi così lontano il tempo nel quale appendevamo all'albero i cioccolati dalle varie forme...già pregustando il momento nel quale li scartavamo per mangiarli. Non c'era l'insana usanza di farsi i regali! Per consolarsi mio fratello cantava: lo sai che babbo è povero ed io non ho giocattoli...:-)Ma quanto eravamo più sereni di oggi, con quel "tanto giusto" per vivere...davanti a un camino scoppiettante!

pino ha detto...

condivido pienamente il tuo pensiero

guglielmo ha detto...

C'è qualcosa che non sia consumismo e spinga all'omologazione? Perché prendersela con il Natale e per di più rattristarsi... Come diceva una vecchia canzoncina: « E sempre allegri bisogna stare, ché il nostro piangere fa male al re,
fa male al ricco e al cardinale,
diventan tristi se noi piangiam. »
(Enzo Jannacci e Dario Fo, Ho visto un re, 1968.)

PS mi affascina quel "silenzio abitato" al quale aspiri, un mondo d'ombre, di ricordi muti, di volti, di sorrisi, di sguardi. Si, lì penso ci sia davvero la pace che cerchi. Me lo auguro per te. Un saluto e naturalmente Buon Natale -:)

amatamari© ha detto...

Del Natale amo l'attesa dei bambini, i lumi accesi nelle piccole chiese, il seme buono che è speranza, il rinnovarsi di un messaggio di pace.
Ed il resto svanisce così come appare: resta il nostro essere sulla madre terra, ed il sogno del bambino che si trasforma nella capacità di essere uomo.
Grazie per questo tuo post.

rom ha detto...

"... la forza neutrale e impersonale che non ascolta, ma si limita ad accettare la mia esistenza." Già. L'indifferenza della natura. :-) Con una attribuzione, che considero né propria né impropria, soltanto la avverto, quella della accettazione: la forza neutrale e impersonale non ascolta, ma accetta. Ma se non ascolta, cosa accetta? Può essere una attribuzione consolatoria, una intenzione di accettazione mia, un mio desiderio di accettare ed essere accettato, che attribuisco alla realtà "beatamente neutrale" delle sagome notturne degli alberi silenziosi, ed ecco che questa realtà per Sylvia Plath, forse per te, forse per me, forse per chissà quanti, diventa accettante: l'indifferenza diventa una consolazione - almeno, mancano aggressioni attive, almeno non dobbiamo "affrontare gli altri", la loro non accettazione di noi, o la loro accettazione condizionata, che in qualche modo ci vorrebbe diversi da quelli che siamo. Non capii, anni fa, quello che Sartre faceva dire ad uno dei personaggi di "A porte chiuse", alla fine, a chiusura: "L'inferno sono gli altri". Non capii il suicidio di Pavese, né quello di Tenco. Poi, pian piano, lentamente, cercando una scienza strana che sembra impossibile ma che è invece possibile ed è la scienza che ci serve, una scienza intima che teme le parole - pian piano qualcosa di più mi sembra di capire. Cosa occorre, dentro, per non attribuire alla natura indifferente intenzioni e desideri che forse non ha, che forse noi abbiamo in noi, e che ci rendono vulnerabili, che ci fanno vivere i rapporti, più o meno, come una battaglia, un confronto faticoso - la fatica di vivere il rapporto con gli altri esseri umani che diventa fatica di vivere.
Capire è una cosa, dire è ben altra.
Potrei dire: se faccio mia quella viva indifferenza della Grande Madre, poi posso andare tra gli altri, anche nel Natale che consuma, senza farmi consumare, senza farmi disgustare, senza farmi ferire.
Poi, posso andare tra gli altri protetto, a cercare le gemme nel fiume, il pane sugli alberi, i colori nella neve, il caldo confortevole nel gelo. Pronto, sempre pronto, a chiudermi se occorre, senza nemmeno doverci pensare, prima che arrivi il pensiero.

lodolite ha detto...

cara Arnica siamo in tanti a non vedere l'ora che queste feste passino!
il tuo silenzio abitato mi piace e mi piace anche il tuo rapporto con la natura che rimanda sempre un senso di autenticità.
un caro saluto festoso.
ciao simona

Emilia ha detto...

hai ragione, il Natale mette ancora in più in risalto le differenze, il consumismo sfrenato e ci fa pensare ancora meno degli altri giorni.
Ma forse potrebbe essere diverso...

Un abbraccio
Giulia

lalia ha detto...

Concordo pienamente, cara arnica. Grazie per la tua presenza e sensibilità.
Tanti auguri di viverti queste feste a modo tuo. ;-)

desaparecida ha detto...

Io nn ho mai molto da augurare in quest'occasione.....
Se non che un buon momento per provare a resettare le brutture e concentrarsi sulla bellezza del mondo che c'è,e va preserveta e costruita.
Un abbraccio di cuore :)

Dona ha detto...

Ad ognuno il suo Natale.
Ti auguro che il tuo sia come piu' desideri.
un abbraccio
Dona

Ps: domani mattina incornicero' i tuoi disegni.
Grazie ancora

la signora in rosso ha detto...

Il Natale è magia solo per i bambini, gli adulti fingono di godere dell'atmosfera natalizia ma in realtà la subiscono

desaparecida ha detto...

un passaggio per augurarti la buonanotte :)

jon ha detto...

Ciao e serene festività, se non disturba, lascio un link ^__^ Jo

http://blog.libero.it/Anam8/820143
1.html