Ogni mattina, mentre sorseggio il caffè, ho l’abitudine di leggere una poesia.
Una poesia per iniziare la giornata dovrebbe essere d’obbligo. E' quasi sempre il caso a guidare la mia scelta e oggi mi sono capitati questi versi che mi hanno riportata ad un inconcludibile confronto con un’amica su quanto conti lo sguardo degli altri su di noi. Prima o poi vorrei parlare di questa poetessa straordinariamente ironica …
ABC
Ormai non saprò più
cosa di me pensasse A.
Se B. fino all’ultimo non mi abbia perdonata.
Perché C. fingesse che fosse tutto a posto.
Che parte avesse D. nel silenzio di E.
Cosa si aspettasse F., sempre che si aspettasse
qualcosa.
Perché G facesse finta, benché sapesse bene.
Cosa avesse da nascondere H.
Cosa volesse aggiungere I.
Se il fatto che io c’ero, lì accanto,
avesse un qualunque significato
per J. per K. e il restante alfabeto.
7 commenti:
Ma... quando sono finite le lettere dell'alfabeto, si passa ai numeri?
C'è un vantaggio ad essere misantropo: sia arriva a malapena a c
ciao -:)))
io la colazione la trangugio in velocità e malumore.... e mi fermo sempre alla D...
Bellissima!
:-)
grande poetessa e grande poesia.
senza ironia che cosa sarebbe la vita? una continua lezione di morale :-(
marina
mi è sempre piaciuta qsta poetessa,sai?
"cosa avrebbe fatto D(esa) se nn avesse ascoltato?"
un abbraccio :)
PS=per fare colazione lentamente come piace a me....sono disposta ad allungare i tempi anche di 15 minuti....
Sai che proprio oggi mi chiedevo chi fosse la Szymborska? Sì, lo so: sono terribilmente ignorante! Stamani c’era un trafiletto di Maurizio Cucchi su Tuttolibri della Stampa, in cui si suggerivano le poesie della Szymborska come lettura per l’estate. Si parlava di “una poesia al tempo stessa lieve e profonda, comunicativa”. Voilà!, passo sul tuo blog e ne trovo un esempio. Fantastica!
Grazie
Barbara
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