20 dicembre 2013

19 dicembre 2013

...preghiera
















Se esisti per davvero – fatti avanti,
sii nuvola, caprone, aviatore,
porta con te occhi, bocca, voce,
- chiedimi qualcosa, lascia che mi sacrifichi,
prendimi tra le braccia, proteggimi,
nutrimi con la settima parte di un pesce,
fammi un fischio, dissodami le dita,
ricolmami di aromi, di stupore,
- resuscitami.


[da: Nina Cassian, C'è modo e modo di sparire, Adelphi, c2013]

l'immagine, almeno lei vagamente natalizia, è presa dal web e mi piace soprattutto per gli animali raffigurati :-)

buone feste a tutti!

5 dicembre 2013

Addio Madiba

con riconoscenza e affetto


19 novembre 2013

cleopatra...

...la sfiga e l'avidità dell'uomo che costruisce sconsideratamente, mettendo continuamente a repentaglio l'ecosistema.
Profondo dolore per le vittime dell'alluvione...


18 novembre 2013

Doris

un saluto commosso e grato


9 novembre 2013

Respiri corti



"Esiste una stanchezza dell'intelligenza astratta ed è la più terribile delle stanchezze. Non è pesante come la stanchezza del corpo, e non è inquieta come la stanchezza dell'emozione. E' un peso della consapevolezza del mondo, una impossibilità di respirare con l'anima." (Pessoa)

Questa condizione esiste eccome, e aveva ragione da vendere il Poeta, il problema resta come gestirla. Come tutte le cose invisibili, a parte dio, è difficile persuadere la “massa” della sua terribile esistenza, anche se non sanguina visibilmente, o non costringe a bende, maschere cerotti o altri “presidi medici”…Esiste.
Non lo so, forse non hanno ancora inventato delle Tecniche di respirazione con l’anima...
La meditazione distende il corpo e tuttavia non restituisce alito all’anima che si sente soffocare…forse bisogna essere più bravi.
Respirare… il primo istinto e bisogno di un essere vivente Escludendo metodi artificiali e chimici, dunque, come si restituisce respiro all’anima?

Su twitter potrei usare questi hashtag
 #domande retoriche
#interrogativi puerili
#seimessapropriomale

E così parrebbe, invece voglio solo stare vicina a chi so in questi stessi panni, a chi in questa riflessione di Pessoa si riconosce. Siamo anime in tempesta. E le tempeste passano…occorre pazientare e tenersi al riparo. La mia amica romana, Giacinta, un giorno ha buttato lì una frase che la mia memoria ha custodito per anni e anni con affetto
“nella confusione…stare fermi e accendere le luci”.


Un abbraccio alle anime in apnea e a chi passa di qui e legge e qualche volta lascia una traccia. Capisco che seguirmi in questa veste non sia facile…Anche a chi mi scrive in privato perché non “frequenta i blog”...Un abbraccio e grazie.

1 novembre 2013

Animebelle





















E sono le vostre, e le mie con voi,
parole a mancarmi
Anime belle che mi siete state sottratte

Parole/Anime che non tornano

Pure, in questa mancanza, io
Non posso rileggerle, le vostre parole
Non posso sfogliare i vostri pensieri per me

Così dicono

Un divieto e un consiglio insieme
Occorre difendersi dall’assalto delle emozioni
Occorre farsi scudo
Guardare avanti
E solo poco alla volta indietro
Solo quando si è pronti
Poco alla volta

Devo proteggermi
Farmi scudo
Salvarmi
Guarire
Guardare avanti

E allora io,
di questa tagliente nostalgia…cosa ne faccio?

19 ottobre 2013

grandi artisti













[da: Gek Tessaro, Il cuore di Chisciotte, Carthusia, c2013]

Ho amato molte trasposizioni e raffigurazioni del Don Chisciotte, quest'ultima opera di Gek Tessaro è un capolavoro assoluto. L'ho preso in prestito in biblioteca e non riuscivo a separarmene, infine l'ho ricevuto in dono...E ho gioito della mia gioa incompleta.


Lo consiglio particolarmente, perché contiene un video in cui Gek Tessaro fa una sorta di sperimentazione teatrale, disegnando dal vivo (al rovescio!) su una lavagna luminosa per proiettare poi il disegno sul telone. Il video lo si può vedere tranquillamente su you tube, ma sfogliare il libro e seguire il disegno è un piacere diverso. Per ogni età. Bellissimo davvero.

[...]
Il cuore dei ponti
Che uniscono i posti
I cuori che battono
I cuori rimasti

Il cuoredi mia madre
Il cuore della notte
Il cuore generoso
Il cuore di Chisciotte


13 ottobre 2013

da Sylvia





















[dai Diari di Sylvia Plath]

Io, sono lo spazio bianco.

25 settembre 2013

settembrini



Per la Storia che ci unisce

le nostre risate lussemburghesi

e la bellezza che non sapevi di avere

Per le tue qualità, tante e diverse...

Per i tuoi giardini fioriti e per le nostre Affinità

Per tutto l’amore che non ha saputo raggiungerti e che però c’era e

si aggirava tra i vicoli stretti di un paese in salita

Per tutto questo ti tengo legata stretta

e ti penso

e ti cerco

Nell’aria frizzantina di un’altra

Estate scontrosa



Perderti non è stato e non è

solo

una parte della mia storia che prosegue claudicante il suo cammino…

E’ come guardare un’isola sgretolarsi, sorella mia…

Come se dagli abissi di quel mare che l’abbraccia,

un grosso pesce ne avesse divorato un angolo frastagliato.

Una costa. Una costola.



Per te, i fiori del mese che ci ha viste nascere


16 settembre 2013

dedica





















[G. Klimt, La Speranza, 1907-1908]

Cercherò, tra meccanismi arrugginiti, di

tirar fuori quello che so di avere

e che, tuttavia, sembra non voler tornare a galla.

Racimolerò quindi un po’ di coraggio, di speranza, di forza, di fiducia, fiducia, fiducia…

E dedicherò questo mio giorno a chi intraprende i cosiddetti

viaggi della speranza e tenta di portare in salvo la propria vita.

4 settembre 2013

comunicazioni





















[in un bar...Immagine dal web]
“[…] Sms, Sms, Sms
delle nostre eloquenti parole.

[…] Le sigle che mandiamo
arrivano come un accordo spezzato.

Cerco di figurarmi le tue mani,
la loro immagine è sfocata.

Niente di quel che digitano i miei pollici
verrà mai ascoltato.
  
[Da: Carol Ann Duffy, Lo splendore del tempio, Crocetti, c2012]

18 giugno 2013

così sia...così è



Fiat voluntas tua
Qualche volta
Evidentemente
la volontà terrena e quella divina coincidono;
per la prima
massimo rispetto
la seconda… come al solito, non ha capito niente.

Non so cosa farò di questo blog, se resterà aperto e miseramente dimenticato, o se verrà chiuso…non lo so. Io, ho perduto ogni parola.
Un saluto a tutti
con molto affetto a chi non mi ha mai persa di vista.

Angela-Arnica 


5 giugno 2013

ri-emergere



Ho tenuto porte e finestre chiuse
Mi sono fatta sorda e cieca
Solo dentro alla mia tana sento di esistere
Poi la vita preme
Gli animali, le piante, la campagna tutta
E ho passeggiato
Ho preso aria e sole tanto da farne scorta
Ho osservato il risveglio di ciò che
da questo lungo inverno si era tenuto al riparo.
Una talea di rosa piantata senza convinzione alcuna
mi ha mostrato le sue gemme, giovani e fresche
Ad ogni passo una riprova


















E infine mi sono tuffata sulla fioritura di ninfee dedicate
E ho provato, di nuovo, quella gratitudine che avevo dimenticato

24 maggio 2013

...socializzare?



"Conosciamo solo quattro persone noiose. Il resto dei nostri amici li troviamo molto interessanti. La maggior parte degli amici che troviamo interessanti però ci trova noiosi: i più interessanti sono quelli che ci trovano più noiosi. Di quei pochi che sono una via di mezzo, con i quali condividiamo un interesse reciproco, non ci fidiamo: sentiamo che da un momento all’altro potrebbero diventare troppo interessanti per noi, o noi troppo interessanti per loro."
[da: L. Davis, Creature nel giardino, Il Sole 24 ore, 2013]

[foto tratta da National Geographic]

…meglio continuare a tendere all’eremitico…

19 maggio 2013

Ministro delle cose a posto



Da grande vorrei diventare Ministro delle Cose a posto. Non andrei da nessuna parte a spiegare dove prenderò i soldi per realizzare i miei progetti, resterei a casa a studiare delle strategie.

Come prima cosa farei studiare e formare tutti. Poi farei lavorare tutti e meno, perché il lavoro è importante ma la vita privata lo è di più.

Resisterei alle tentazioni remunerative e vieterei tutte le pubblicità che offendono o usano donne, bambini, vecchi, e minoranze di ogni genere.

Nobiliterei le minoranze.


Farei costruire più scuole, più ambulatori, più biblioteche. Introdurrei nelle scuole l’insegnamento dell’educazione sentimentale. E fin dalla prima infanzia, insieme ai genitori, dei corsi di educazione al rispetto e alla gentilezza. Perché solo così forse si può sperare di cambiare una mentalità che da millenni regola i rapporti tra i generi.

Farei dei parchi enormi dove umani e animali possano coesistere.

Parchi dove si possa studiare dal vivo la biologia e la botanica. Perché conoscerla aiuta a preservarla la natura.

Creerei più spazi per i bambini. Eliminerei l’agognato posto all’asilo nido che non tutte le famiglie possono permettersi e farei un concorso di idee per andare incontro alle madri single che lavorano.


 Vieterei le pubblicità che inneggiano all’anoressia, quelle che contengono messaggi volti all’apparire. Coltiverei in ogni modo e in ogni dove la cultura dell’essere.

E dell’essere cittadino in senso gramsciano.

Eliminerei il Ministero delle Difesa e con esso tutte le ingenti spese militari. Al suo posto istituirei il Ministero della Difesa e della diffusione della Cultura.


Poi metterei mano alla TV. Iniziando col togliere tutti quegli invadenti programmi che hanno come tema l’arte culinaria. Come se improvvisamente fossero tutti diventati inabili ai fornelli e che la preoccupazione maggiore fosse sempre quella di gozzovigliare. Al posto di questi format introdurrei programmi tematici di musica, arte, letteratura, filosofia, scienze naturali e scienze sociali, religione, geografia e storia.

Non farei pagare nessun canone e trasmetterei solo in una determinata fascia oraria. Non esisterebbe più la TV a tutte le ore. Per questa decisione sarei molto contestata, ma con tutte le alternative che sarei capace di offrire i mugugni si placherebbero presto.

Perché se si creano le occasioni giuste, può darsi che la gente smetta di chiudersi in casa davanti ad un elettrodomestico e si riprenda le strade, le piazze, i giardini.

8 maggio 2013

di ricordi ed esercizi



[…] Astro dell’alba, tu chinavi gli occhi

Ed erano le nostre ore più dolci

dell’olio alla ferita,

più gioconde dell’acqua fresca

al palato, placide più che l’ala del cigno.

Era la nostra vita nel tuo palmo. […]

Ti scriviamo ciascuno le stesse

cose,  ciascuno innanzi all’altro tace

rimirando per sé lo stesso mondo,

la luce e l’ombra sopra le montagne

e te.

Chi mai ci leverà dal cuore tanta pena? […]

[Da: Ghiorgos Seferis, Scirocco (trad. Di Filippo Maria Pontani), Crocetti]

Mi offendeva, ogni giorno, la mia pelle scura di campagna al cospetto del tuo corpo bianco d’ospedale. Tutto quel bianco e i tuoi vestiti colorati che le persone passavano apposta ad ammirare, insieme alla tua dolcezza. Perché in un ospedale i colori hanno un effetto e un valore unici.

E si sta così ora…a farsi bastare i ricordi, quelli belli e bellissimi da rincorrere.

Quelli che sempre bruceranno, morderanno la carne viva, quelli da cui non si riesce a difendersi…

Modulare il proprio udito al rumore di un’assenza.

Un vuoto che non si riempie con niente

Questo è.

Io non sono mai stata brava a lasciar andar via le persone

figuriamoci te

e figuriamoci per sempre.

Quanti esercizi nuovi da imparare, da inventare, cui assegnare effetti catartici, illusori, ingannevoli…

Ogni giorno

“Lei non sarebbe contenta del tuo dolore”

E questo è sicuro. Ma lei non c’è e questi condizionali finiscono per indurre stanchezza se non anche fastidio. C’è davvero un tempo per tutto. E ognuno ha il suo. Che venga rispettato!

“Lei non sarebbe contenta se mi allontanassi dal mio centro” penso io.

Per questo e per altro ancora servono gli esercizi. Perché i passi diventino lievi, per lasciare impronte leggere da gabbiano sulla spiaggia.

Perché infine…ognuno ha l’inganno suo.


 



4 maggio 2013

Ministero da niente



Sembra che il Ministero per le Pari Opportunità non rivesta l’importanza che chiunque si aspetterebbe. Prima viene inspiegabilmente accorpato a quello dello Sport!
Poi si affida inopportunamente a Michaela Biancofiore, quella che non esternava solo contro i gay, ma che sosteneva con fierezza quasi invidiabile che “a Berlusconi le donne piacciono davvero”, quindi uomo vero.
Infine le viene giustamente tolta la delega, meglio che si occupi di Pubblica Amministrazione dove (si spera) non dovrebbe fare danno a nessuno.
Ho provato perplessità anche quando la delega è passata a Josefa Idem, ottima sportiva, sicuro! Ma mi chiedevo: basta vincere le Olimpiadi per occuparsi di un Ministero di tale importanza?
Ancora una volta non si guarda alle competenze ma alle appartenenze, e sempre perché si ha a cuore il bene del Paese.
C’è da tremare se pensiamo ai diritti civili…Non ci basta trovarci indietro rispetto all’Europa, forse intendiamo rinunciarvi del tutto.
Cos’altro sarà capace di partorire questo “governo di larghe intese, necessario, che può piacere o non piacere”?
Non piacere, grazie.

P.S.: mentre scrivo apprendo che Josefa Idem intende istituire un osservatorio sul femminicidio e la violenza di genere. Bene, ci sono delle donne, nuove teste pensanti, spero non inquinate dalle vecchie dinamiche di partito, che possono dimostrare che il cambiamento è possibile. Ho fiducia nelle donne, non in tutte le donne, ma in quelle coraggiose sì, molto.

28 aprile 2013

mi illudo...



Le aspettative non servono! Me lo son detta con tono perentorio e arrabbiato l’altra sera.
In silenzio ho sgridato me stessa e i miei ragionamenti contorti.
Possono essere dannose perché ingiuste verso chi andranno riposte e anche perché possono venir disattese. Quando si parla di aspettative, in merito alle relazioni umane ovvio, (non certo in termini professionali) se ne parla negativamente. Non fanno bene le aspettative. Troppo spesso sono motivo di sofferenze che talvolta si trascinano e diventano paralizzanti.
Eppure…forse tutti ne creiamo e ne coltiviamo, solo l’indifferente può agire al contrario.
E io non aspiro certo a diventarlo, indifferente
Le aspettative…si creano da sole? Come frutto di una fervida immaginazione? Qualche volta si, certo. Di cosa non siamo capaci se vogliamo davvero VEDERE una cosa!
Però a volte sono indotte, e qui è davvero complicato.
Quando ci si accorge di averne create negli altri sopraggiunge lo spavento, il senso di inadeguatezza ragiona per noi e il terrore di deludere quelle aspettative infine ci annienta e ci fa sciupare tutto.
Se siamo noi a veder le nostre deluse…beh, ci si dice “peggio per me”. Io, almeno, finisco per convincermi di questo. Forse perché consapevole della potenza dei desideri, è molto raro che rivolga la responsabilità all’esterno con pensieri tipo:
“è colpa sua…è stato lui o lei ad illudermi”…. Ciononostante, la delusione brucia.
Magari imparare a vivere pacificamente l’eventualità di deludere ed essere delusi è la cosa buona e giusta da fare, ma sarebbe chiedere troppo. Però non usare mai se stessi come parametro forse aiuta, e anche riflettere sul fatto che un’aspettativa è direttamente proporzionale a quanto investiamo aiuta, eccome!
Ci importa poco, in verità, se a disattendere le nostre aspettative sono persone che non contano poi tanto per noi.
Ma può accadere di investire in un legame, di concimarlo e seguirlo con passione…
Se semino, è naturale che il seme germini, ma se mi appresto a questo compito senza tener conto della luce, dell’acqua, del terreno…degli elementi insomma che concorrono allo sviluppo naturale, allora la mia attesa è presunzione. Colpevole egocentrismo.

Quello che mi pare evidente è che le aspettative costringono a stare fermi in attesa, mentre a muoverci e scuoterci sono proprio le cose che arrivano inattese.


Mi pongo sempre questi interrogativi che ai più possono apparire infantili o inutili, significa che sono una persona irrisolta, oppure che, mai paga di una spiegazione, non smetto di ri-cercare. Chi mi legge perdonerà l’inutilità di questo domandarsi, e andrà oltre. Chi condivide queste riflessioni forse mi dirà la sua, in ogni caso io ho bisogno di dare voce a questi pensieri. Magari perché prendano la loro strada e tornino da me con qualche risposta nuova.

19 aprile 2013

Sottrarsi


[C.Monet, Le pont japonaise a Giverny, 1899]

“…non si può trovare la pace sottraendosi alla vita, Leonard…”



Aveva ragione Virginia Woolf, e a verità di tale portata ci si arriva quando si è conosciuto l’abisso.
Aveva ragione, ma dovrei crederci davvero con tutta me stessa, viverlo come un monito o un più morbido e carezzevole invito. Poco conta che questa riflessione venga da una donna che ha poi scelto di porre fine alla propria vita. Per me conta quanto l’ha cercata quella pace, sebbene in lei la ricerca di pace seguisse lo stesso passo della sua sottrazione alla vita. Le due cose collimavano.

Quanto la invochiamo questa parolina piccola piccola!
Pace per portare a fondo il respiro, pace dal tormento, dalle ossessioni, dalla fatica di condursi.

Eppure…capita di sottrarsi alla vita. E possiamo scegliere di farlo in diversi modi…
Non nutrendoci
Sottraendoci agli incontri
Coltivando il nostro orticello anche se con le antenne tese al mondo
Rendendoci schiavi di una dipendenza
Vivendo e nutrendoci solo della nostra disperazione, fino a diventare impenetrabili persino dalla luce…

Vivo e vedo modi diversi di sottrarsi alla vita.
Quasi sempre, a me sembra di trovare conforto e un minimo di senso quando sto all’aria aperta, china sulla terra, ingarbugliata tra rami ingarbugliati, a graffiarmi mani e braccia, ad osservare i mutamenti della natura, ad incantarmi…
Ma è pace quella? O è semplicemente una condizione consona alla mia natura, un riparo dal mondo, un personale e momentaneo sollievo?
Quando smetto di lavorare e torno dentro, pian piano sento di non essere più così, dunque non ho pace.
Perché aveva ragione Virginia. La pace si costruisce conducendola, la vita
…non negandosi ad essa.
Così oggi mi sembra. Ma i miei cavilli sono suscettibili di cambiamenti…
Sicuramente poco indulgente con me stessa, se dovessi darmi un voto per le mie sottrazioni sarebbe un cinque meno.
E con un voto così vado pure cercando la pace? Pretenzioso!
 

16 aprile 2013

Lo scialle della luna

[Maria Lai, Tenendo per mano il sole, 1983]



Da molto tempo, forse addirittura da quando ho aperto il blog, avrei tanto voluto scrivere di Maria Lai, la più grande artista sarda della seconda metà del Novecento.

...E invece mi ritrovo a dedicarle due righe ora che se n’è andata.


L’ho incontrata una sola volta, qualche anno fa, ad un festival letterario.

Una notte di stelle in un abbraccio di case in granito.

Raccontava l’arte per come l’aveva sempre vissuta, e chiunque - ci potrei giurare - era incantato ammirato e commosso. Una bambina di 91 anni l’ho sentita definirsi una volta.

Una bambina che tesseva la sua arte, che raccontava le storie con un telaio…
Una bellissima persona la cui scomparsa mi colpisce, naturalmente…

ma a prevalere è il senso di gratitudine per averla incontrata.

Di tutte le sue opere, quella che amo maggiormente è la performance “Legarsi alla montagna”.

Nel 1980 il sindaco del paese natale, Ulassai (con l’accento sulla prima a), aveva commissionato all'artista un’opera che rappresentasse un monumento ai caduti. Maria aveva controbattuto proponendo un monumento ai vivi.
Così, l’anno successivo aveva coinvolto il paese tutto, un piccolo centro dell’Ogliastra, in un’azione artistica dalla forte valenza sociale. Quella di legare con un nastro celeste le case l’una all’altra e poi tutte loro alla montagna. Lo svolgimento, in accordo con la popolazione, doveva seguire un preciso codice:

laddove le famiglie non fossero in buoni rapporti il nastro sarebbe passato dritto...

laddove ci fosse stata amicizia a legare le due case si sarebbe stretto un nodo...

mentre dove c’era l’amore si appendeva ad un fiocco celeste il “pane delle feste”.


Per chi volesse approfondire rimando ai video presenti su youtube
E qui per avere un assaggio delle sue opere

5 aprile 2013

stiamo perdendo tempo....anzi no



Stiamo così, adesso, in Italia:

mentre i dieci saggi, poi esperti, poi facilitatori, nel chiuso delle loro stanze perdono tempo, anzi no, smentito….lavorano.

Mentre, come cantava Vasco (ma con ben altro messaggio) “c’è chi dice no”, e dice no a tutto. No a prescindere, no ad oltranza. No No No.

Mentre si annaspa e volano trattative tra le più miserabili ed oscene, tu ti sei preso 2 pesci allora io ne voglio 1 ma più grosso.

Questo è ciò che passa la politica oggi in Italia, con fior fior di veri professionisti parcheggiati lì a non far niente perché non gliene danno la possibilità…

In tutto questo, mentre ovunque si dibatte si dibatte si dibatte…fino alla nausea, accade che fuori, nella vita reale, c’è chi decide di vivere almeno la propria morte dignitosamente, scegliendola prima che venga decretata dallo Stato.
Una tragedia tra tante...