27 aprile 2009

il precariato

Sono le mode, quelle buone e quelle di pessimo gusto, che regolano il Mercato, ma può accadere anche il contrario…Cosa va di moda oggi?

Il precariato è di moda. Fa tendenza.

Se ne parla, se ne straparla… una parolina che prima veniva pronunciata solo nelle assemblee sindacali ora è tristemente sulla bocca di tutti…

Io sono precaria da 20 anni e da quando ho iniziato ad esercitare la mia professione non ho conosciuto un momento di tranquilla e serena progettazione. Credo che la precarietà, a lungo andare, finisca per investire ogni ambito dell’esistenza. Ed è pure inutile fare esempi. Si richiede uno sforzo di immaginazione.

Mi dico sempre, e da sempre, che vivere in campagna per scelta, per passione induce a mettersi in prospettiva, a progettare, a guardare in avanti. Fai le cose per i giorni a venire, semini perché un giorno raccoglierai, stabilisci che quell'albero è da potare così che un giorno irrobustendosi possa crescere sano e dare i suoi frutti migliori...E' tutto in avanti, in campagna. Come dice la mia amica Giovanna, “se, dopo tanto lavoro, la campagna ti tradisce è solo colpa del clima pazzo”.

Ma ultimamente mi sembra cambiato anche questo, mi sembra di fare le cose perché vanno fatte, ora ho paura del “non si sa mai”...Sento che tutto può essere stravolto, che i tempi naturali e i ritmi della campagna cambiano, che il mio senso di precarietà rischia di adattarla a me e non viceversa.

E siccome c’è sempre chi sta peggio di noi, allora il mio pensiero profondamente solidale va a tutti quelli che non ce l’hanno un lavoro, nemmeno precario. A tutti quelli che hanno trascorso metà della loro vita a rincorrere contratti atipici, cococo e quaquaqua…A chi ci muore sul lavoro, e sono tanti e anche troppi…A chi un lavoro se lo sogna notte e giorno. A chi per questo si sente un fantasma.

Il lavoro, oltre che restituire dignità all’individuo, è anche sopravvivenza.

Un lavoro non garantito rischia di minare il valore umano e civile.

Rischia di svuotare di senso ogni azione quotidiana. Di negare il diritto alla felicità.

Questo eterno stare come d’autunno sugli alberi le foglie svilisce ogni possibile sogno, ogni minima fantasia per il futuro che tutti, tutti, vorremmo contemplasse una buona salute e, laddove non c’è, la possibilità di curarsi senza ricorrere alle conoscenze, un futuro sereno con la dignità di camminare con i propri mezzi, ché niente vogliamo in regalo, un senso di appartenenza ad una società civile e responsabilizzata, dove per chi li desidera ci sia la possibilità di fare dei bambini, e farli crescere per strade dove ci si saluta di buonumore, contenti di essere vivi, di partecipare insieme alla costruzione di qualcosa e di sondare le meraviglie dell’animo umano.

Ma tutto questo non è di moda e chissà se l’ha stabilito il Mercato…


[Disegno: ©Arnicamontana, la citazione è da Paolo Rossi a Che tempo che fa]


P.S.: Giorgio sta preparando una conferenza che ha per titolo Crisi economica e relazioni umane, mi farebbe piacere se, chi è interessato a dire qualcosa in merito, passasse a trovarlo :-)



24 aprile 2009

Buona Liberazione a tutti!

[…] Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove fuorno impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione.


[Dal discorso di Piero Calamandrei agli studenti milanesi , 1955]




22 aprile 2009

Lamento

Ad essere fiduciosi e positivi ci si educa, e una volta che davvero si capisce che i nostri mali non sono i più grandi del mondo intero, non è difficile. Mi educo ad esserlo, non sempre con la stessa intensità, ma mi educo, perché credo nella forza della reazione e della lotta.

In genere le persone lagnose, che passano la vita a lamentarsi non mi piacciono, ciononostante anche io mi lamento. Se non è l’attività principale, il lamento è un diritto. Così oggi voglio riversarlo tutto il mio lamento, che è generalizzato, disorganizzato, e accorato. In questi ultimi giorni, mi sono ricordata di come mi sono sentita dopo le elezioni di aprile dello scorso anno. Poiché le paure non erano infondate…oggi ce l’ho con la “maggioranza” degli italiani.

Con gli opportunisti e i qualunquisti. Gli ignoranti, nel senso ATTUALE del termine. Gli inconsapevoli. I complici attivi che disprezzano il dissenso.

Con quelli che dicono “Lo fanno tutti!” autoleggittimandosi.

Ce l’ho con quelli che chiedono maliziosi ad un vegetariano “e allora perché porti le scarpe di pelle? E la lattuga? Non è un essere vivente?”. Con chi in genere da la caccia alle contraddizioni altrui.

Ce l’ho con chi pretende di dare “lezioni di storia” quando l’unica storia che ha è quella di accodarsi al carro dei vincitori, da sempre. Bella coerenza.

Ce l’ho con chi affossa la Cultura e, per contro, propone modelli sempre più avvilenti. Pagine intere di quotidiani dedicate ai divi di Amici, folle esagitate di madri e ragazzini che darebbero un rene, non per un lavoro, ma per una foto con i loro beniamini.

Ce l’ho con chi minimizza tutto e ti fa sentire un allarmista.

Ce l’ho con chi lucida la propria coscienza dando uno o due euro per i terremotati. E ce l’ho, non si sa quanto, con quelli che in questi giorni hanno imbrattato il blog di Anna, infierendo su un animo già profondamente ferito.

Ce l’ho con chi mi fa sentire aliena…Con chi mi provoca, continuamente, perché diventi rancorosa e sospettosa. Con chi, se mi sottraggo al confronto perché manca proprio un linguaggio comune, mi accusa di “snobismo intellettuale”. Ce l’ho con chi, visto che c’era, non ha inventato una categoria dove mi potessi riconoscere, perché lo snobismo intellettuale mi da molto fastidio. Ce l’ho con l’impoverimento del linguaggio. Ce l’ho con chi non cede il posto sull’autobus ad una persona anziana. Con i menefreghisti in genere. Con chi non ha senso di partecipazione, perché le cose degli altri sono degli altri. Ce l’ho con chi mi guarda quando parlo e strizza gli occhi come per inquadrarmi. Ce l’ho con i bugiardi di ogni genere e tipo.

Ce l’ho con chi ce l’ha sempre con “gli altri”, e non perdona mai, e non conosce l’indulgenza. Ce l’ho con chi mostra disonestà intellettuale. Anche con chi la mostra ma io non sono abbastanza scafata da accorgermene. Con tutti quelli che pensano che l’etica e la morale siano degli optional…Ce l’ho con gli invidiosi, i morbosi, i gelosi, i rissosi.

Ce l’ho con quelli che mi rispondono con i proverbi, con i luoghi comuni, chi non si informa attivamente però segue in sequenza i telegiornali delle tre reti rai. Con chi alimenta spropositatamente quell’enorme fetta di mercato che sono diventati i bambini. Con chi non protegge i bambini e le persone fragili.

Con chi mi racconta che il nostro aspirante duce, dopo il sucessone che il palcoscenico del terremoto gli ha offerto, ha guadagnato il 73% dei consensi.

E questa maggioranza che avanza e si espande, questo esercito indotto all’omologazione, mi fa mancare il respiro, mi toglie l’aria, mi spaventa. Minoranza nella minoranza della minoranza…razza in via di estinzione, non da proteggere in virtù di questo, ma proprio da estinguere! Io, che sono fiduciosa, mi sento oscillare tra rabbia e spavento. Però……..so molto molto bene di non essere sola, di avere accanto il piccolo esercito di spiriti in subbuglio, proprio di chi verso la ricerca si muove, sento intorno a me anche il bene che viene dai gesti semplici di tutti i giorni, sento e ne prendo forza l’entusiasmo anche un po’ ammaccato ma che guarda avanti e che non abbassa la testa.


A tutti i miei lettori sfiduciati e anche agli altri

16 aprile 2009

strade

[in Gallura, gennaio 2008]

Due strade trovai nel bosco

Io scelsi la meno battuta

È per questo che sono diverso


[Robert Lee Frost]


Questi meravigliosi versi, resi probabilmente più celebri dal film L’attimo fuggente, penso siano tra quelli di cui ho discusso più a lungo...

Essere diversi rispetto a cosa? Almeno rispetto alle scelte, allo stile di vita, alle priorità, alle aspettative comuni…Diversi laddove lo si sceglie ma anche perché capita. Diversi ad oltranza. Diversi a tutti i costi. Diversi perché si sappia che il pensiero imperante non è il nostro, perché non ci si vuole mischiare con “certa gente”. Diversi e fieri di esserlo.

Siamo tutti dei diversi. Sappiamolo.

Sono salita su un autobus, nel pomeriggio, ed eravamo tutti diversi da tutti.

La signora seduta di lato con le buste della spesa tra i piedi era diversa dal signore impettito che pretendeva di leggere comodamente il suo giornale come se si trovasse sul tavolo del suo salotto, e sbuffava seccato ad ogni urto dei passeggeri in piedi.

Il ragazzino che avevo di fronte adorava, per niente segretamente, il suo amico magro e molto più alto di lui (tutti e due sembravano usciti da una tavola di Gipi), lui era diverso da quello seduto dietro di loro che sghignazzava e urlava coi suoi compagni. Io ero molto diversa da una giovane donna stanca, con un bambino sul passeggino e l’altro in grembo. Entrambe eravamo diverse dalla distinta signora che capitava su un autobus eccezionalmente solo perché il marito era fuori per lavoro e la sua macchina era in panne. Tutto il mondo è diverso.

Ma il senso di comunione, le affinità… curano. Abbiamo bisogno di attenzioni e cure e conferme.

A dispetto della nostra originalità, della nostra strada meno battuta, è dello sguardo consenziente su di noi che abbiamo bisogno. Alla fine, noi, col nostro mondo speciale, non ci bastiamo.

Meglio stare vicini.



8 aprile 2009

la fiducia

La fiducia è quella cosa che uno si deve proprio meritare.

Della fiducia non si può pretendere reciprocità, come certe domande nasce spontanea, a volte si crea come per incanto, a volte a crearla è il tempo e noi che lo lasciamo fare. O la senti oppure nessuno te la può estorcere.

Mi piace quando la sento nascere, mi sembra di sentire una parte del mio cuore un po’ più calmo. Mi piace che faccia a pezzi le mie fisime autolesioniste, le mie ataviche convinzioni, le mie porte chiuse. La fiducia è un dono inestimabile, è una cosa imprescindibile che aiuta a vivere meglio.

La fiducia negli altri, non tutti gli altri.

La fiducia nella vita, compresa la sua imprevedibilità.


Per Joseph Conrad, “l’unica cosa che l’uomo può tradire è la sua coscienza” per tutto il resto, lui prevedeva, avrebbe dovuto esserci un vincolo morale.

E laddove questi vincoli esistono la fiducia ha paura di essere tradita, in alcuni individui vive proprio nel terrore paralizzante di essere tradita. Qualcuno non riesce neanche a socchiuderle le porte, non ci prova nemmeno a dare e ricevere fiducia… Niente è più devastante che perdere la fiducia, e talvolta si vive una perdita che dura per sempre, come un marchio indelebile. A volte un tradimento ci conferma l’inconoscibilità degli altri, ed è particolarmente dura da accettare.


Il mondo è pieno di gente che prende la tua fiducia e la schiaccia sotto i piedi come i maleducati che accartocciano il pacchetto vuoto delle sigarette e lo buttano per strada.


Ma chi sente le potenzialità insite nella fiducia, riesce a costruirla, e a ricostruirla, a credere che ancora qualcosa possa nascere, sempre, finché respiriamo e a volte anche dopo, se lasciamo qualcosa di noi.

E’ una tentazione forte per chi ha scelto un atteggiamento fiducioso, magari anche dopo aver attraversato dolori inenarrabili, convincere gli sfiduciati. Inutile e incomprensibile tentativo, perché è davvero molto noioso il discorso del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno…ma la tentazione resta. Resta la voglia di suggerire che con un pizzico di leggerezza le cose possono essere diverse. Che avere fiducia non è irragionevole. Può essere una disciplina.


In questi giorni particolari, dopo il disastro in Abruzzo, la fiducia ha preso le sembianze della gente comune che attivamente si unisce agli aiuti, che mette in moto una rete di solidarietà che esiste e persiste a dispetto di tutte le ipocrite inadempienze governative e della tracotanza del Premier che vuole fare tutto in casa, ché noi non abbiamo bisogno di nessuno. La cosiddetta società civile ha fiducia che se ognuno dà il suo piccolo contributo, in qualunque forma, la ricostruzione è possibile.

7 aprile 2009

PASSAPAROLA

Dal blog di Anna raccolgo e diffondo questa segnalazione:


Messaggio da ANNA: Ciao a tutti! In queste ore purtroppo si sta intensificando lo sciacallaggio da parte di finte associazioni e gruppi che chiedono soldi per aiutare i terremotati. Non mandate nulla se non siete certi dell'attendibilità delle organizzazioni!!
Un' associazione sicura alla quale si possono inviare è l'ANA: Associazione Nazionale Alpini.
Mi raccomando fate passare questo messaggio ovunque e fate passaparola per evitare che si mandino soldi a delinquenti che stanno approfittando di questa disgrazia.
Un bacio a tutti

5 aprile 2009

...ancora sulle donne...


Leggo oggi su la Repubblica che Karzai, ritirerà la sua nuova legge sul diritto di famiglia...


Cosa accomuna la nuova legge di Karzai in Afghanistan al suicidio d’onore in Turchia?

Afghanistan: stupro libero in famiglia in un Paese dove, secondo fonti delle Ong che laggiù operano, il 70% delle donne è esposta al rischio di violenza, dove anche le bambine subiscono stupri, lanci di pietre, acidi…Lo stupro legalizzato. Che va ad aggiungersi ad altre assurde restrizioni, e che entra clamorosamente in conflitto col Diritto internazionale oltre che con la tutela dei diritti umani universalmente riconosciuti. Il Presidenta Karzai, pressato dalla Nato, promette che ritirerà questa legge… Bene, ma non è abbastanza…

Turchia: l’Indipendent ha lanciato un’inchiesta-denuncia in cui racconta della nuova moda imperante in Turchia, appunto il suicidio d’onore. Dal momento che, dal 2005, l’omicidio d’onore è punito severamente, allora una donna che, a vario titolo, viene accusata di disonorare la propria famiglia, viene indotta al suicidio. Dai suoi stessi familiari, che si vedrebbero altrimenti costretti ad ucciderla e ad affrontare la galera. Ma se per caso l’induzione non dovesse funzionare, allora è chiamato ad ucciderla il fratello più giovane, sperando così che la Corte, data la tenera età, abbia maggior clemenza...


Ho letto su l’Unità la storia di Elif, in fuga da 8 mesi per sottrarsi alla punizione…Il padre le ha combinato un matrimonio con un uomo molto più anziano, ma lei ha rifiutato. Allora il padre le ha chiesto di togliersi la vita spontaneamente per risparmiare a lui il carcere QUANDO (non SE) l’avesse uccisa. Elif scappa da un matrimonio combinato e scappa dalla punizione.

Scappa, perché altre ragazze di sua conoscenza avevano ceduto, spesso sfinite dopo essere state segregate in una stanza in attesa del gesto supremo.

Il suo paese viene chiamato “La città dei suicidi” , si chiama Batman, sud-est della Turchia.

Che cos’hanno in comune queste due realtà se non la tenace guerra contro le donne? La continua, atroce, indicibile violenza verso quella parte di umanità che più di tutte resta vittima sacrificale?


Contro la nuova legge di Karzai, in Afghanistan, il PD aveva da poco lanciato un appello, inviato non solo a Karzai, ma anche al Governo italiano e alle Nazioni Unite, in cui chiedeva fermamente il ritiro della legge e che venissero rispettati i diritti delle donne afgane. Ma chissà com’è…a me non basta! Niente mi sembra abbastanza finché queste orribili realtà sopravvivono e conoscono anzi una ulteriore recrudescenza. Sembra sempre troppo banale affermare che le donne non devono essere usate come merce di scambio politico! Non devono essere usate e basta!


E l’ironia, sempre presente nella Storia, vuole che a volte per certi diritti acclamiamo le leggi e che a volte le leggi esistono ma vengono impunemente ignorate.


Eppure… esiste una Risoluzione delle Nazioni Unite che in sostanza sancisce questa necessità:

le donne, durante e dopo i conflitti, dovrebbero essere coinvolte nella prevenzione della violenza e nella promozione della pace [Risoluzione 1325]


Eppure…la Turchia vuole entrare in Europa…


I diritti umani sono lo specchio di una civiltà

Noi continuiamo a perdere a pezzetti quelli civili


2 aprile 2009

la poesia è di tutti

In tempi come questi, di recessione incombente, di malumori diffusi, di dolore sempre più visibile…in tempi come questi sembra un lusso assurdo parlare di poesia. Sono però convinta che l’amore per la bellezza non debba esserci toccato, che per quanta preoccupazione ci pervada possiamo impegnarci a rimanere sensibili alla bellezza, in tutte le sue forme.

La bellezza non è un lusso. La bellezza è un diritto inalienabile.


[…] Conosco poeti famosi che, se si svegliano di notte in preda ad un incubo e non riescono ad addormentarsi, cercano di liberarsene scrivendo una poesia: molte belle poesie sono nate in questo modo. E se avessero preso un tranquillante? Si sarebbero addormentati, ma avrebbero anche solo “addormentato” l’emozione. Una volta o l’altra l’incubo sarebbe tornato. In questo modo, non è tornato più: si è trasformato. Perché è questo l’unico modo di “utilizzare” le nostre emozioni: considerarle sempre, di qualsiasi tipo esse siano, una fonte straordinaria di energia che deve essere trasformata.[…]*


Nei giorni scorsi, complice il tempo dispettoso che obbligava a stare al riparo, mi sono concessa una rilettura di La poesia salva la vita di Donatella Bisutti .

Il saggio, una opportuna lettura per chi ama la poesia, prende per mano il lettore e lo porta pian piano alla dimostrazione che la poesia riguarda tutti noi. Semplicemente come esseri umani.

Semplicemente perché, come diceva Massimo Troisi, “la poesia non è di chi la scrive ma di chi la legge”.

Semplicemente perché tutti possiamo ritrovare le nostre esperienze, le nostre sensazioni ed emozioni nella poesia. Possiamo farla nostra. E la stessa poesia dice ad ognuno una cosa diversa. Una poesia “ha il colore di chi la legge” dice l’autrice di questo saggio.

C’è sempre qualcuno che obietta e sbuffa di fronte alla poesia, chi la ritiene una cosa astrusa, un esercizio inutile ed esclusivo degli intellettuali (senza sapere quante meravigliose poesie scrivono i bambini). L’autrice, poetessa anch’essa, è teneramente e abilmente ostinata a convincere le pietre. Gli amanti della poesia forse non vi troveranno niente di nuovo, ma io penso che il libro sia appassionante davvero per chiunque, è anche un ottimo strumento da usare con i ragazzi, ispira giochi di parole e immagini da provare a fare a casa, con i figli, con gli amici. E’ un libro che aiuta ad esplorarsi anche, a difendersi dalle emozioni. Quest’anno è stato ripubblicato (da Feltrinelli) in edizione economica, il sottotitolo recita “capire noi stessi e il mondo attraverso le parole”, che a sentirlo così suona un po’ come quei manualetti di “istruzioni per vivere la vita” di cui sono fin troppo pieni gli scaffali delle librerie.

Ognuno, beninteso, può dare alla salvezza il significato che crede.

Per me, non è un manualetto questo libro, è un salvagente…come la poesia.


* [Donatella Bisutti, La poesia salva la vita, Feltrinelli, 2009]