27 gennaio 2012

mi piace perché

Da piccola, uno dei miei incubi ricorrenti era quello di perdere la memoria. Sognavo spesso di smarrirmi chissà dove e poi di non ricordare più niente. In quell’amnesia si nascondeva ogni sorta di pericolo, soprattutto quello di non poter fare ritorno a casa.
Può darsi che da questa grande paura sia nata la mia mania per le liste.

Così…per ingannare la pesantezza dei pensieri e dei battiti, ho voluto stilare un elenco di alcune delle cose che mi piacciono e perché.


Mi piace quando ai cigli delle strade vedo dei filari di alberi a riposo dai quali si intravvedono dei nidi.
Perché mi piace immaginare tutto l’alacre lavorio che ha preceduto la costruzione di una dimora provvisoria, come lo è sempre quella dei volatili.


Mi piace tanto la giornalista del Tg3, Mariella Venditti, che annuncia il “telegiornale per le persone sorde”…Ricordo anche che la prima volta ha precisato “perché così vogliono essere chiamate”, e ha imparato a dirlo nella lingua dei segni.
Perché è appena giusto non cercare di ingentilire verbalmente una condizione che per sua natura è faticosa. Chiamare le cose col proprio nome restituisce valore e verità. E dignità.


Mi piace quando il cielo a volte si fa così minaccioso e io corro subito a mettere al riparo gli arnesi, a levare di torno tutto ciò che non può essere bagnato, quel cielo che quando lo guardi ti aspetti il peggio e poi…improvvisamente, cambia umore e tutto si rischiara.
Perché mi ricorda che niente dura per sempre e che non tutto ciò che ci sembra tale sia realmente una minaccia.


Mi piace captare gli sguardi d’intesa, percepire quasi col corpo che – in silenzio – ci siamo capiti.
Perché le parole hanno dei limiti che a volte fanno male. E perché i fraintendimenti e le incomprensioni crescono e pascono animi fragili.

Mi piacciono tanto gli abbracci protettivi. Quelli che ti portano a pensare “voglio restare così per tutto il resto della mia vita”. Perché di protezione… chi non ha bisogno?


Mi piace quando una persona che pensa di non sapersi esprimere, improvvisamente lo fa. Perché il coraggio quasi sempre ripaga.


Mi piace ricevere lettere, elettroniche o cartacee, mi piace riceverle e curare la corrispondenza in genere. Perché la scrittura è il mezzo di comunicazione che ho eletto e il fatto che qualcuno mi dedichi un pochino del suo tempo, scrivendomi, mi dimostra che il pensiero suo per me si concretizza.


Mi piace lasciare un angolino nel mio cuore dove le cose belle possano accomodarsi,
anche se da un po di tempo sono solo una ingenua che tenta di aggirare il dolore.
Ma non voglio perdere l’abitudine di annotare le cose belle, in qualche modo me lo devo.


Yann Tyersen, La valse d’Amelie

16 gennaio 2012

La ricerca

[da: Le Fabuleux Destin d'Amélie Poulain]



E’ quello scorrere leggero di acque chete che cerco,
quel battito d’ali, quel passo lieve di danza.
Cerco quella sincerità degli occhi

Quell’amare
onorare
innalzare
elogiare e incalzare la vita
quel sentirsi piccola piccola anche di fronte a monete di minor valore.
Cerco quel carico d’amore e quella tenerezza inesprimibile che riusciva ad ispirare

In quale interminabile lista posso riportare ogni piccolo gesto che di lei mi manca?

Ti cerco ovunque e ovunque, i miei cinque sensi ti cercano e ricordano

Come guerrieri disarmati, noi, continuiamo la nostra battaglia senza medaglia,
dove c’è bellezza e armonia sentiamo di averti vicina, ché lì tu sei.
Ed è lì che vorresti fossimo tutti noi, uniti, tutti tuoi amori, tutti compagni di viaggio.


per Scricciola, ancora