30 gennaio 2009

Fame d'amore (2)

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Conosco una donna fragile come un fiore di Impatiens…
Da anni ormai il suo corpo accetta solo cibi liquidi, ma neanche tutti.
La donna di vento, come la chiamo io, ha un animo gentile che mette tutte le cose a posto
E’ serena, pacata, timida.
Dentro la sua tana c’è sempre un bel calore
Dentro la sua tana è al sicuro, e la vita scorre liquida e lineare.
La donna vento sa che fuori il mondo è ostile e le sue spalle strette e il suo corpo minuto faticano.
Rifugge i convivi e il rumore e la superficie delle cose. Quando non può sottrarsi, il suo posto a tavola è sempre all’angolo. Ama il silenzio, fa lunghe passeggiate, ha un amore cieco al suo fianco, un po’ più forte e un po’ più debole di lei.

La donna vento è stanca, ha già giocato al gioco della ricerca di equilibrio, ha cercato di combattere le sue battaglie senza ottenere medaglie.
Nel suo corpo le cose non si mettono a posto.
Non può permettersi un’assistenza privata, non ha i soldi per farlo…Hanno voglia gli analisti di dire che decidere di spendere dei soldi per sé fa già parte della terapia!
“Se i soldi non ci sono, non ci sono! Perché se prima arrancavi fino alla fine del mese, adesso raggiungere la seconda settimana è già un traguardo impossibile!”

Io amo la donna vento.
Volevo aiutarla…, e per farlo ho peregrinato per le strutture pubbliche alla ricerca di una figura professionale che fosse in grado di prendersi cura di lei… Nel mio pellegrinaggio ho portato con me la maggiore delle sue figlie, ma quei tentativi si sono rivelati non solo inutili quanto avvilenti. Le strutture pubbliche non sono preparate ad affrontare questo problema quando si presenta in età adulta, e io mi sono vergognata di mostrare alla ragazza il deprimente quadro di impotenza.
Così, tutto è rimasto uguale, nel frattempo alcuni muri si sono ispessiti, alcuni suoni hanno perso l’eco…
E la vita scorre nella sua liquidità

Per chi fosse interessato a Fame d'amore (1) rimando qui
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26 gennaio 2009

alzare la testa


Nel 1969 in Sardegna ci fu la rivolta di Pratobello. Un piccolo paese della Barbagia, un paese intero, si ribellò alle decisioni statali di trasformare in poligono militare di tiro interi territori adibiti a pascolo. Certo, erano anni caldi, l’isola era fortemente militarizzata. Nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale, era molto forte la visione della Sardegna come portaerei del Mediterraneo, e fino al 1976 vigeva una legge fascista che dava al Ministero della Difesa pieni poteri su come e dove e quando imporre i vincoli delle servitù militari. Così i sardi (ma anche altri popoli della penisola) si videro interdette intere aeree.

La rivolta di Pratobello avvenne ad Orgosolo, un piccolo centro oggi famoso soprattutto per i murales, e proprio un’immagine affissa ai muri (fino a quel momento intonsi) fece scoppiare la scintilla. Il 27 maggio 1969 un manifesto intestato alla Brigata Trieste intimava ai pastori e ai braccianti agricoli che lavoravano nei territori di Pratobello di trasferire il bestiame altrove e di abbandonare la zona per lasciare posto all’allestimento di un “provvisorio” poligono militare di tiro. La collettività intera si oppose e costrinse l’esercito al ritiro.

La rivolta di Pratobello rappresenta una vittoria del popolo sardo contro l’occupazione militare, ma mi piace ricordarla soprattutto per la fortissima partecipazione condivisa, la coerenza e la radicalità di quell’opposizione.. Proprio come quando si afferma l’imprescindibilità di un’idea, di un principio…

Quel piglio mi piacerebbe ritrovare nel mio popolo, in questi giorni di campagna elettorale che vede il dimissionario governatore Soru del centro sinistra contro Cappellacci, il candidato del centro destra sostenuto da Berlusconi. Il Presidente del consiglio non deve avere altre priorità dettate dal suo ruolo istituzionale, per trascorre nell’isola ormai ogni fine settimana e partecipare attivamente alla campagna elettorale…Lo stesso logo del candidato Cappellacci porta il nome di Berlusconi. L’ingombrante presenza del Presidente del Consiglio nell’isola, in questo periodo, toglie ai sardi la tranquillità di decidere in santa pace chi li governerà. E’ insopportabile: Lui è sempre qua, a spese della collettività, a raccontare barzellette, a scambiare i nuraghi per degli antichi centri commerciali, e a sventolare bandiere con ancora i 4 mori bendati. Non si è mai visto in Sardegna tanto interesse da parte di un Presidente del Consiglio, non si è mai visto forse un Presidente del Consiglio che si muove tanto spesso (e sempre a spese dei cittadini) per delle elezioni regionali! Io spero vivissimamente che i sardi abbiano un sussulto di dignità, che tengano gli occhi bene aperti, che esercitino la memoria , che capiscano che l’unico giardino che la destra vuole coltivare in quest’isola è quello del Cavaliere alla Certosa e degli amici suoi, sempre pronti a sfruttare e mai a pagare. E a coprire le coste di cemento in nome di un fantomatico progresso.


Ma, ahimè, sempre in nome del progresso e del tanto abusato concetto di riscatto, il governatore Soru, ancora in carica, ha deciso di ospitare in Sardegna il prossimo G8 (di cui ho già scritto qui)


23 gennaio 2009

...parliamoci chiaro


Sono ghiotta di mele, ne divoro almeno due kg alla settimana…Purtroppo la mia campagna ospita solo due meli e la loro produzione è a settembre-ottobre. Nei mesi restanti compro le mele dal verduraio. Da un bel pò succede che, come in tanti altri ambiti, anche lì mi sento spesso inadeguata... accidenti!

Cosa ne è stato della vecchia mela?

Quando ero piccola io c’erano solo due tipi di mele: quelle gialle e quelle rosse, escluse ovviamente tutte le varietà regionali. Poi si è aggiunta quella verde.

Bene, oggi vado a rifornirmi della mia dose settimanale e una nuova ragazza dietro il bancone mi interroga: “quali le dooo? le Staaaark? le Fujiiii? le Goldennnn?”....obbligandomi ad orientare la mia scelta tra un crocevia di nomi stranieri con improbabili accenti che certo non illuminano sulla specifica varietà…”2 kg di mele” rispondo io inebetita…”2 kg di mele rosse croccanti… italiane” decido.

(Come se quelle altre provenissero dal Kazakistan!).

Che mela voglio…quella di Adamo e Eva!

La ragazza infine sceglie le mele da un cesto anonimo e io non saprò mai che varietà mi sono portata a casa!


Qualche giorno fa il blog di Libération è stato preso d’assalto dopo la pubblicazione di un articolo riguardante la nostra lingua. Troppi inglesismi, accusa l’autorevole quotidiano francese, la lingua italiana sta diventando una lingua straniera! Nel senso, precisa, che sta diventando un idioma che sempre più tende ad importare un altro lessico, soprattutto inglese.Forse la nostra lingua non possiede l’immediatezza richiesta dai nevrotici tempi moderni… Ci si impiega troppo tempo ad esprimersi in italiano, occorre velocizzare anche il linguaggio e se a venirci incontro è un vocabolo straniero che con una parola esprime un concetto allora…allora è comodo! Tra la lista delle parole abusate devo aggiungere questa: è comodo. Quasi la comodità fosse diventata la priorità assoluta! Addento la mia mela mentre qualcosa mi spinge a fare una irresistibile equazione tra comodità e pigrizia.


15 gennaio 2009

conquiste


Mi raccomando: ricordiamocelo tutti l’emendamento Bonfrisco! Stampiamocelo nella memoria come una grande conquista di questo Paese civile e democratico. L’emendamento Bonfrisco risolve, provvisoriamente, tutti i problemi relativi alla difesa delle donne. Da ieri l’uso della bomboletta spray per autodifesa non è più perseguibile. Finalmente!

Possiamo , provvisoriamente, sentirci più sicure. Ha detto la senatrice che dedica questo emendamento alla Sig.ra Reggiani, aggiungendo che “se la Sig.ra Reggiani avesse avuto e usato lo spray al peperoncino probabilmente sarebbe andata diversamente”.

Che sfiga...

Con questo emendamento in pratica si temporeggia…Si aspetta che il ddl Carfagna sia pronto, si rimanda tutto, si respingono le proposte dell’opposizione contro lo stalking e i reati ai danni di donne e minori. La sicurezza tanto sbandierata in campagna elettorale può aspettare. Già la vedo la fila di donne per aggiudicarsi la preziosa bomboletta urticante, già li vedo i bruti che si rimangiano la loro voglia di violare un corpo di donna o di bambino, intimoriti dalla possibilità che la vittima sfoderi la sua salvifica bomboletta…

Le cifre spesso ci annoiano e spesso non ci dicono granché, però sono inquietanti. Secondo i dati raccolti in tutto il territorio nazionale dalle forze di polizia, nel 2007, le donne che hanno subito maltrattamenti sono 5.492. Quelle uccise per mano maschile 150. Una ogni tanto…

Un vero peccato che prima di uscire di casa non si fossero munite di spray


12 gennaio 2009

la volontà


Faccio sempre ciò che non so fare, per imparare come va fatto

[Vincent Van Gogh]


Ho letto su alcuni quotidiani la storia di Alessia, una bambina che voleva fare l’archeologa…Crescendo, Alessia contrae una malattia neuromuscolare rarissima, in Europa colpisce una persona su 50 mila. Come tutte le malattie ha un nome quasi altisonante, Atassia di Friederich, e con tutta evidenza le impedirà di realizzare il suo desiderio professionale. Così, quando i medici le confessano che non potrà mai diventare un’archeologa perché questa malattia altera i movimenti, la deambulazione, la coordinazione…insomma, Alessia si affida alla penna. E con la penna erige un mondo fantastico, l’universo di Avelion, in cui la protagonista è “la figlia d’acqua” ed è solo liquidità. Alessia, che oggi ha 24 anni, si affida all’acqua, perché nell’acqua quel corpo difettoso perde gravità, scarica il peso delle gambe e si sente libera. In una intervista al quotidiano l’Unità dichiara semplicemente

“…il segreto è accettare quello che si ha, quello che si è, e scoprire tutto quello che si può fare…Se capisci quando e come stai bene, poi usi la volontà. Mi sono accorta che la volontà non ha limiti, certo non guarisco, ma vivo”

La volontà…

E’ tutto quello che può esserci dove non c’è costrizione o impedimento.

E’ quella soluzione a cui non si ricorre preferendo spesso comodi alibi.

La volontà è cambiare anche nell’immutabilità, sfidare divieti, alzare la testa e non abbassarla di rinuncia.

Avere forza di volontà

Volere è potere

Eppure quanta propensione a ricacciarla indietro questa volontà che cambia l’aria e porta nuovi aneliti e nuovi palpiti..Quando si rimane inchiodati al legno dell’immobilismo, quando tutte le voci che si affannano dentro di noi non trovano un accordo, non arrivano ad una risposta che muova i nostri passi, quando alla cura non corrisponde il rimedio…Arrendersi è semplice, arrovellarsi inutile se i tentativi rimangono in apnea. La volontà è questa ragazza che impossibilitata ad un equilibrio sulla terra, trova e sperimenta un’altra dimensione, liquida e leggera. La volontà, come dice Alessia, è scoprire tutto quello che si può fare

Ho conosciuto un tempo in cui la mia volontà aveva la fermezza delle mie mani. Poi tutto quello che sai di volere e di potere cambia intorno a te, regolato dal Sole attorno a cui gira la Terra. Poi accade che le cose diventano meno sicure, i contorni un po’ confusi.

Ma la volontà…non è tutto quello che ci resta?

Per saperne di più sul lavoro di Alessia Mainardi www.avelion.it



8 gennaio 2009

cantando per la pace

Impotenza. E’ il sentimento che prevale in questi giorni, mi sembra, al di là di tutto lo sdegno e il dolore, inevitabili di fronte ad ogni massacro. Leggo i giornali, visito pagine web, blog, forum…Chi esprime una rabbia sorda e accuse infuocate e chi cerca ancora di capire entrambe le posizioni, quella filo-palestinese e quella filo-israeliana, chi infine, e fortunatamente, parla solo di pace. Pace incondizionata, senza se e senza ma. Pace e basta.

Anche i più ingenui hanno capito che per risolvere i conflitti in medio oriente manca solo la volontà.

Anche i più rancorosi hanno potuto vedere che dopo 60 anni, il metodo delle armi non porta la pace.

Per costruire la pace, anche i più ignoranti sanno che occorre dialogo, incontro, compromesso.

Ma a tutto ci si abitua, e questa amarezza oggi non mi abbandona…Forse il senso della partecipazione è diventato un inutile esercizio, e tutto quello che non accade direttamente a noi, in questa fortunata parte del mondo, può passare in secondo piano. Ieri i tg nazionali davano le notizie da Gaza dopo l’emergenza neve a Torino, dopo la crisi del gas che potrebbe colpire l’Europa…

A tutto ci si abitua, ma ringrazio sempre tutte le singole persone che si spendono in ogni modo per non fomentare nuovo odio, per far sentire la voce della coscienza, tutte le persone che si adoperano per aiutare a capire, per far circolare la voglia di pace. E per averne sempre più voglia, di pace, vi invito a leggere queste voci di bambini


[Cliccare sul disegno per leggere i testi che riportano: una canzone del coro dei bambini palestinesi Al Aqsa e una poesia di una bambina israeliana]



3 gennaio 2009

il dubbio

[Caravaggio, Incredulità di S. Tommaso, 1600-1601, Potsdam, Pinacoteca del Castello di Sanssouci]

L’incredulità di Tommaso è usata, nel linguaggio comune, per indicare qualcuno che accetta la verità solo dopo averla verificata. Amo particolarmente il dipinto di Caravaggio dedicato all’episodio biblico, non solo perché mi ha sempre affascinata la potenza espressiva di questo artista, ma perché in questo quadro mi pare riassunta tutta la sua concezione dell’arte. Caravaggio intendeva ricondurre gli avvenimenti (soprattutto di carattere mitologico o sacro) alla loro flagranza. Non voleva semplicemente imitare ma rappresentare direttamente “la cosa sempre tenuta davanti”. Questo è ciò che insegnava ai suoi allievi. Il passo della Bibbia cui si ispira racconta dell’incredulità di Tommaso di fronte agli apostoli che gli annunciano la resurrezione di Cristo:

“Tommaso, uno dei Dodici, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”. (Giovanni 20, 24-29)

Così Gesù, che alla Maddalena aveva detto “Noli me tangere”, si fa toccare da Tommaso, fa sì che l’uomo incredulo affondi il suo dito nelle piaghe così da fugare ogni dubbio. E Caravaggio restituisce tutta la forza di un momento così rivelatore, ci porta proprio dentro l’atto materiale del Cristo che sposta il sudario perché quel dito dubbioso possa toccare la piaga. Mi piace pensare che Gesù avesse accettato la personalità di Tommaso, non per umiliarlo di fronte a tutti, non per deriderlo…Mi piace pensare che chi scelga di coltivare il dubbio come metodo, chi non si culli sulle proprie sicurezze (per ingenuità o per supponenza) non sia maledetto per sempre, e non si pregiudichi la vita eterna.

Mi rendo conto sempre più che dietro molti pregiudizi c’è un rigido attaccamento alle proprie sicurezze, ed è incredibile quanto riusciamo ad incorniciarci dentro verità tangibili pur di non mettere in discussione e quindi di non minare la tranquillità che queste rassicuranti verità garantiscono.

A me piace pensare ad una cultura del dubbio, dove intravvedo ricerca continua, attiva, apertura e disponibilità. Mi piace coltivare il dubbio non come espressione di scetticismo ma come un tentativo di conoscenza “in movimento” direi.

Le insidie, culturali e sociali, che si celano dietro le certezze assolute mi spaventano!