20 marzo 2010

stare nelle parole

[Da: Giusi Quarenghi, Tiramore, Marsilio, 2006]

Chiedo di stare nelle parole come

pelle nelle storie già raccontate e lette

Che valgano ancora miti poeti

patriarchi centauri stelle profeti

Sara che ride Ruth che consola

Niobe che piange Iside che raccoglie

Elettra vendicatrice Antigone

che accompagna e seppellisce

Chiedo di stare dentro le prime storie

eterne che ci siano grembo ancora

contro la condanna a parole

solo nuove a silenzi senza alfabeti

Lo chiedo per chi è qui per chi appena

nasce per chi cambia la voce per chi

fa lune nuove e va a mani alzate




3 commenti:

Giovanna ha detto...

Chissà perchè questo breve brano mi fa pensare ad alice che racconta...mentre lo sguardo cade sul lato destro della colonna e si fissa sulle braccia alzate che recano una bandiera....stare nelle parole come pelle...mi piace...mi piace questa seconda indispensabile pelle che sa di verità!

rom ha detto...

Stare nelle parole può essere rifugio da una vastità infinita.
Dal quel rifugio c'è chi si affaccia su quella vastità, dalla quale viene silenzio o vengono suoni senza nessun significato linguistico riconoscibile, e c'è chi chiude porta e finestre e sta soltanto nelle parole e si muove in un infinito di significati: le parole, per queste persone, contengono il mondo, e a volte sono il mondo.
La Bibbia dice: in principio era il verbo, la parola. Mmmm... Davvero?
Mi sa tanto che è una... balla biblica!
Maschilista, tra l'altro, anche se non è questo l'inganno essenziale, che va a colpire tutti quelli che ci cadono a prescindere dal sesso.
Eppure, ci vorrebbe poco per capire che non è così, che in principio non è la parola. Goethe ci fa incontrare Faust proprio alle prese con questa domanda: in principio è la parola? e si risponde, infine: no, è l'azione.
E' l'azione? Il movimento vitale? L'energia nella materia? Non so, ma la parola...
I primi mesi di vita di vita di ciascun essere umano trascorrono senza linguaggio verbale. Il suono della voce di nostra madre e delle persone che ci stavano intorno e si prendevano cura di noi - i suoni, potevano essere importanti, non il significato linguistico. Le parole sono venute dopo. Strumenti preziosi, ma con una potenzialità alienante resa pericolosa dal fatto che è, poi, con l'uso di parole che le parole posso essere indicate come alienanti. Come nella frase: queste parole sono false.
Strumenti preziosi, che hanno moltiplicato all'ennesima potenza il potere costruttivo umano e contemporaneamente il suo potere distruttivo - l'uomo ha creato, grazie allo strumento delle parole e della loro logica, la possibilità di distruggere decine di volte il pianeta su cui vive - tremendo!
Strumenti preziosi, che ammalano ferendo senza colpo ferire e sanno consolare e curare con la poesia della verità dell'amore.
La natura non umana non sa parlare. La natura non umana è indifferente alle parole e ai loro significati. Viene rispettata, coltivata, curata, o distrutta, dalle azioni umane - che sono spesso una conseguenza di parole.
Stare nelle parole? Sì, anche: da fuori delle parole. Da prima delle parole. Da una garanzia di immediatezza e semplicità indifferente alle parole. Da una certezza silenziosa e testarda che aderisce alla terra del corpo della madre.

marina ha detto...

"stare nelle parole". Vedo che ognuno di noi dà a questa espressione il senso che gli suggerisce l'animus del momento.
a me l'espressione piace, anche se spesso non stiamo affatto nelle nostre parole ma in quello che non diciamo.
Ma, riallacciandomi a rom, la parola È AZIONE: quando parliamo vogliamo trasformare la realtà, agiamo
marina