17 ottobre 2008

Saviano non si tocca!

Voglio una casa,

voglio innamorarmi,

bere una birra in pubblico,

andare in libreria e scegliermi un libro…

Ho solo 28 anni”

Ecco cosa mi è rimasto in testa in questi ultimi giorni. Ecco cos’era che sentivo lì, in un cantuccio, un pensiero rimandato, un ricordo ricacciato..Ecco cosa ha strisciato nei miei pensieri, come una cosa che non viene in mente ma si sa lì in punta di lingua. Parole che non potevano essere ignorate. E infatti non lo sono state. Tutti si sono precipitati, dal Capo dello Stato al Presidente del Consiglio al sindaco di Roma, ad esprimere sdegno e unanime apprezzamento per il giovane scrittore che si è immolato per denunciare troppe cose.

Ricevo da Baldo e volentieri pubblico quello che segue

Cronaca di una morte annunciata ( a Roberto Saviano)


E’ questo il paese in cui vivo, ed è solo un caso se al suo posto non ci sono io.

Ho il mio posto fisso, la mia casa, gli amici, gli affetti, una moto.

E nessuno, finchè mi faccio i cazzi miei, mi minaccia.

Ho indignazioni che durano 5 minuti, e rabbia a un tanto al chilo.

Faccio la raccolta differenziata: qui i buoni, là i cattivi

Qui la mia vita, là quella degli altri

Ho denti da lupo se devo difendermi, se toccano la terra della mia vita

O quella di chi amo.

So che dove abito esistono mafia e camorra, con altri nomi

Gente che non ha necessità di sparare

E che può decidere di affamarti, di sfrattarti, sfruttarti

Toglierti dignità, smembrare la tua vita

Conosco le loro facce, le vedo sul giornale,

In giro per Sassari.

Li conosco e non li denuncio.

Ladri piccoli e grandi

Puttanieri di varie misure

Menefreghisti a tempo pieno.

Non li voto, non voto più nessuno di questi cadaveri

E questo non mi assolve

Gli lascio costruire le loro fortune e quelle dei loro figli

E so che da qualche parte hanno rubato sangue

Ossa e carne

E questo non mi assolve

Dovrei lasciarli sfrattati, rubati, disperati

Li lascio liberi, sorridenti

Intoccati dal mio disprezzo.


……il poeta faccio,

e voglio la pace nella mia casa

per dimenticare la guerra

nelle case degli altri;

la quiete nella mia casa

per dimenticare il terremoto

nelle case degli altri:

sono un cane della vostra razza!

Non mi manca niente,

non desidero niente;

solo una corona

per recitare il rosario la sera,

e non c’è nessuno

che me la porti di filo di ferro

per impiccarmi a un palo!........


[Ignazio Buttitta “U Rancuri”]

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