5 febbraio 2013

manifestare danzando


Dell’ intollerabile piaga della violenza contro le donne ormai si parla, certo, non si può dire il contrario…

Si sciorinano cifre sempre più terrificanti,

si condanna,

poco si legifera,

e poco cambia.



Come non cambia lo sguardo di possesso di tanti uomini
nei confronti delle proprie compagne.



Per il 2013, Eve Ensler, l’autrice de I monologhi della vagina, ha promosso una speciale campagna di sensibilizzazione: il 14 febbraio uomini e donne di 189 Paesi balleranno insieme in nome della consapevolezza e della solidarietà.

Un miliardo di donne violate è un’atrocità” dice Eve Ensler, “un miliardo di donne che ballano è una rivoluzione. Ballare significa libertà del corpo, della mente e dell’anima. È un atto celebrativo di ribellione…”.

L’obiettivo è proprio quello di raggiungere un miliardo di persone che, danzando, manifestino l’indignazione e il rifiuto assoluto di ogni tipo di violenza. Un miliardo come il numero di donne (secondo dati ONU) che subiscono violenza almeno una volta nella vita, una su tre sul pianeta.

 

Per altre informazioni e per cercare gli appuntamenti nella propria città basta digitare One Billion Rising su qualunque motore di ricerca

8 commenti:

guglielmo ha detto...

Danzare contro la violenza... mi pare un'ottima idea... mi agito già sulla mia sedia...-:)))

giulia ha detto...

Concordo anche io come Guglielmo, un abbraccio

adele ha detto...

Vedere tanta forza ed energia di così tante donne insieme è bellissimo .
Come dici tu poco si legifera e poco cambia nella quotidianità e questo fa male perchè le cifre che sentiamo sono inquietanti, troppi gli sguardi di dolore e terrore e disumana l'indifferenza che c'è intorno a tutto questo.

Anonimo ha detto...

E ballare insieme cosa cambia? Ricordo ancora il "se non ora quando"...tanto rumore per nulla. Parli dello sguardo di possesso di alcuni maschi nei confronti delle compagne...e che mi dici delle migliaia di ragazzine che anelano a divenir oggetto di quello sguardo di possesso, ormai fin dalle elementari? E magari, anzi, sicuramente le loro mamme balleranno in piazza, come in piazza urlavano quel patetico "oraaaaa!!!" permeate da una cultura che non riescono a levarsi di dosso e, quindi, a non trasmettere alle proprie figlie.

Io ballo da sola.

arnicamontana ha detto...

Anonima, tu balli da sola…liberissima, ma così “cosa cambia”?
Cosa ti aspettavi dal movimento di Se non ora quando? Che legiferasse?
Non mi piace lo spirito rancoroso che finisce per prendersela con tutti indistintamente, anche con chi comunque si attiva, pur semplicemente (e non è poco) facendo sentire la propria voce. Ricordando pubblicamente un dramma.
Tu il tuo dissenso a chi lo comunichi da sola?

Per quanto riguarda le “ragazzine che anelano a divenir oggetto di quello sguardo di possesso, ormai fin dalle elementari”…avrei un’ipotesi: il ventennio berlusconiano ha portato ad una terrificante sottocultura, soprattutto nell’idea della donna, di cui quelle ragazzine sono il prodotto tipico. Preferisco una mamma che (patetica?) urla ora! in piazza con la propria figlia ad una mamma che con la figlia si strappa i capelli per l’esclusione dal programma di Maria de Filippi.
Spero di aver risposto alle tue perplessità anonima…ce l’avrai un nome, un nick, un eteronimo?
Ma in effetti…cosa cambia?

adele ha detto...

Disumana è l'indifferenza di chi legifera.
Le donne , tante donne insieme che danno voce a chi voce non ha, danno forza a chi forza non sa trovare, con difficoltà si uniscono e per quanto loro è possibile creano realtà in cui poter trovare riferimenti e aiuti.
Le donne ci sono eccome e sono tante e dove loro è possibile si impegnano , continuano ad impegnarsi,da sempre si impegnano nonostante l'indifferenza, affinchè la loro voce e quella di tutte le donne venga sentita

Anonimo ha detto...

Perchè fraintendi quello che scrivo e il tono con cui lo scrivo? Che cosa c'è dentro di te, quale rancore nei confronti della vita per trovare "rancoroso" lo spirito col quale intervengo sul tuo, si, blog, ma pubblico? Io non urlo, non punto il dito, non dileggio. Io soltanto chiedo. Da donna, e da donna che guarda, legge, si informa ma sopratutto ascolta altre donne, spesso violate. Non me la prendo con nessuno, dico semplicemente la mia, e cioè che l'agire è eternamente rimandato in questo paese di slogan e proclami. Io non comunico dissenso, nè da sola nè in massa, io cerco di agire nel quotidiano. E così il "patetico", se rileggi bene, era riferito alla parola "ora" e non alla mamma che lo urla come hai riportato tu. Hai letto male? o c'è anche in te un pizzico di violenza nei confronti di chi non la pensa come te? Chieditelo. E lasciamo per una volta fuori Berlusconi, che non potrà esser capro espiatorio per l'eternità, perchè le mamme da ben più di venti anni educano le figlie ad essere, nell'aspetto e negli atteggiamenti, appettibili per i maschietti. Preferisco una mamma che si imoegni davvero e magari riesca a far sentire alle figlie femmine di valere per se stesse e non in funzione delle aspettative del sesso maschile. Nonostante la sottocultura, nonostante la pubblicità. Preferisco una mamma che non ricopra eternamente il ruolo femminile imposto da sempre alla donna dalla società italiana, e lo testimoni qundo si veste, si trucca,quando fa acquisti, quando si trova tra le mura domestiche e si coporta in un certo modo co la figlia femmina e in ben altro con il maschio, per non parlare del servilismo nei confronti del marito, che lo dimostri sopratutto con le altre, visto che le donne non sono proprio tenere con le loro simili). E allora il suo gridato 'ora' non sarà patetico. Allora il danzare insieme avrà un senso. Ma finchè tornerà a casa e sarà la donna di sempre, il resto sarà solo sterile esibizionismo, più dannoso che utile, perchè copre il disagio con una solidarietà e forza posticcia che rimanderà ancora e ancora la risoluzione del problema.
Il mio nome è Silvia, non ho un blog e non posso scrivere se non come anonimo. Hai ragione, non cambia niente che si sappia o meno. Cambia, invece, avere davvero la voglia di ascoltarsi, confrontarsi e provare a capirsi. Sopratutto tra estranei. La solitudine è una corazza che isola più che proteggere, ingannevolmente comoda. Ma, alla lunga, mortale.

Silvia Tosi

arnicamontana ha detto...

Silvia, il tuo non mi sembrava un tono che cercava un confronto, non basta porre domande per far sembrare confronto uno scambio di idee…Ma io si, lo ammetto, mi sono messa sulla difensiva.
Perché trovavo provocatoria la domanda “e cosa cambia?”. Perché vi ho riconosciuto un atteggiamento non poco diffuso che è appunto quello di sparare a zero su qualunque iniziativa, ora mi spieghi meglio e mi confermi che è l’AGIRE che ti manca “in questo paese di slogan e proclami”. L’azione da chi deve venire? Da chi ha il potere legislativo E dalla gente comune (ormai definita società civile) che si attiva per tentare, sempre nel proprio piccolo, una missione assai più impegnativa ma non utopistica: quella di cambiare una mentalità.
Questo è l’obiettivo di certe manifestazioni.
Giusto ieri, Se non ora quando ha incontrato i rappresentanti di tutte le forze politiche per presentare un manifesto con i punti prioritari, insieme ad una video-inchiesta “Un Paese per donne: le parole per dirlo”.
Sono quelle donne che urlavano ora! E che hanno continuato ad incontrarsi e a produrre qualcosa. Sono divenute soggetto politico.
Cosa cambia? Speriamo qualcosa! Avrei capito se mi avessi detto “non basta”, perché questo è certo: niente sembra bastare mai. Però, visto che mi parli di esperienza sul campo, se non si interviene con azioni multiple non si ottengono neanche quei soldi necessari perché i centri di accoglienza per le donne vittime di aggressioni e violenza non vengano chiusi. Centri, come Le Onde di Palermo e altri, che operano sempre grazie a volontari. Perché c’è un’altra cosa da capire di questo Paese che non ci piace proprio più: che spesso i risultati e l’agire vengono dal basso e non dagli alti scranni del potere.
Tu sei arrabbiata, e tanto e a ragione, con una precisa tipologia di mamma. Ma perché scegliere quelle come modello generale? Non credo siano le stesse donne che, chissà tra quali e quante acrobazie, ritagliano prezioso spazio per impegnarsi in una causa culturale, sociale e politica come questa.
Anche io parlo con molte donne e non ne conosco neanche una che ha queste aspirazioni per le proprie figlie.
Mi dispiace che non ci siamo capite, la scrittura espone spesso a fraintendimenti, ma io davvero non sono una persona rancorosa. In questo momento del mio percorso sono molto arrabbiata con la crudeltà della vita, ma quella è sicuramente un’altra storia. Grazie per i tuoi interventi. Un saluto