1 maggio 2012

la vita è il costo del tuo lavoro


di Edoardo Nesi 
Il costo del tuo lavoro è la vita. La tua vita. Sei un'operaia e vai ogni giorno a lavorare in uno scantinato. Lo scantinato è un opificio. Una maglieria. Tu confezioni maglie. Un giorno cominci a sentire strani rumori che non hai mai sentito prima.
Sono come dei gemiti, degli scricchiolii. Non vengono dalla strada vicina, o dalle macchine davanti alle quali lavori. Vengono dalle mura del palazzo. Ti chiedi cosa possano voler dire. Non puoi accettare che siano ciò che pensi. Ti dici che forse è normale sentire degli scricchiolii, in un palazzo così vecchio. E continui ad andare a lavorare. Ogni giorno. Ti chiedi se non dovresti parlarne con qualcuno. Coi sindacati, coi vigili. Con la polizia. Coi carabinieri. Ma non lo fai. Ti scordi di farlo. Preferisci scordarti di farlo, forse. Ogni giorno vai avanti, e torni lì, a lavorare. Perché devi. Devi pagare la spesa, i vestiti dei bambini, il mutuo. Continui a lavorare. È quello che fai, che hai sempre fatto. Lavori sepolta in uno scantinato per combattere la concorrenza di altri disgraziati come te. Sei impegnata in una competizione crudele con altri lavoratori che lavorano in altre fabbriche, in tutto il mondo. Fabbriche probabilmente più sicure dello scantinato in cui lavori tu. Ma non importa. Devi lavorare e lavorerai. Non credi davvero possibile che un palazzo possa cadere. E poi, proprio su di te. Ti dici che queste cose è molto difficile che succedano. Che non succederà proprio a te.
Il costo del tuo lavoro è la tua vita, ragazza mia. E non dovrebbe essere così. Non è giusto che sia così. Non quando con il tuo lavoro stai producendo parte dell'eccellenza mondiale. Il Made in Italy. Perché non importa quale sia la qualità delle maglie che produci. È merce fatta in Italia. Ha un valore misurabile, e lo si applica a ogni straccio e a ogni accessorio che venga prodotto nel nostro Paese. Da chiunque. Decine e decine di migliaia di cinesi sono venuti e continuano a venire a lavorare in Italia, chiusi in scantinati come il tuo, per poter produrre merce Made in Italy. Sei parte di una catena di lavoro che un tempo era una cosa gloriosa, ragazza mia, l'orgoglio e il vanto della nostra nazione, e oggi invece non ha più alcun senso. Ricordalo, e salvati.

Da: Il Corriere della Sera 4/10/11
Dedicata alla tragedia per il crollo della palazzina a Barletta in cui nel 2011 persero la vita quattro operaie di un opificio e una ragazzina di 14 anni.

1 commento:

Anonimo ha detto...

E la crudele competizione oggi è quella vissuta tra chi un lavoro ce l'ha e chi non ce l'ha, puoi sperare ad uno stipendio a fine mese, stipendio da fame, e speri di riuscire a pagarti il necessario e cerchi di andare avanti e non vuoi pensare al tuo vicino licenziato o disoccupato, che vive ormai alla deriva perché ti senti a disagio, in colpa, di vivere una condizione di privilegio, non pensi più alla dignità e al diritto di averlo un lavoro e fai la guerra, combatti senza armi se non con la tua volontà, ma la guerra dei poveri...è presto finita e il nemico ?
A.