2 aprile 2011

sacrifici

[Hiroshige, Gufo su un acero sotto la luna piena, 1832-1833 ca.]

Chissà chi sarà chiamato a dare risposte ai bambini, tutti, colpiti dagli ultimi drammatici avvenimenti.

I centomila e più di Sendai e quelli del disperato mondo arabo in fuga dalle dittature. I bambini giapponesi che disegnano… molti di loro non riescono più ad usare il rosa.

Il bambino nato in alto mare, in una delle tante carrette dirette alle nostre coste.

Un esserino venuto al mondo a dispetto di tutto, che la madre ha chiamato Yeabsera: dono di dio.

E per un bimbo che nasce un altro muore, nelle notti fredde che vedono lo sradicamento di un’umanità errante.


Ai piccoli del Giappone si potrà spiegare che la natura può vendicarsi e scatenare terremoti e tsunami e che l’uomo è tremendamente abile a scatenarli. A loro bisognerà ricordare, ma se per questo al mondo intero, il gesto eroico del volontario che per salvare i compagni più giovani, si è finto esperto del reattore 4. Quell’uomo ha detto di aver trovato, con quel gesto, un senso alla sua vita, ma spera anche che questo suo sacrificio serva al Paese per riflettere sul nucleare.

I bambini sono i pacchetti della miseria che trasportiamo, figli di una disperazione che non conosce democrazia né quando lascia le proprie sponde né quando ne raggiunge di nuove.

In Giappone ci sono migliaia di bambini che nello tsunami hanno perso anche l’identità e non sanno più se la loro famiglia si è salvata. Disegnano e realizzano origami, nella loro cultura un’antica leggenda dice che se costruisci 1000 gru di carta vedrai realizzati i tuoi desideri.

I bambini del Giappone sono raccolti in centri di accoglienza improvvisati e perfettamente organizzati; i piccoli profughi a Lampedusa separati, per prassi, dagli adulti rischiano di sparire e, dal momento che sono ancora in attesa di identificazione, nessuno saprà mai più niente di loro.


Ci penso continuamente a questi germogli, così spaventati e feriti a morte. E quando sento parlare di ricostruzione penso proprio a quelle creature, ai loro animi e alle realtà da reinventare.

A quegli occhi spalancati su mille pericoli. Perché i bambini non scelgono ma sono i primi a subire.

9 commenti:

Giovanna ha detto...

Mia cara Angela...anche il mio nome al maschile significa Dono di Dio! E quella mamma ha tanto coraggio a pensare che sia un dono. O meglio...per lei lo è sicuramente, ma il bimbo non è stato fortunato per nulla, non gli è stato fatto un dono a nascere proprio ora e proprio li! Rom qui avrebbe tanto da dire, e anche quel prete che ci insegnava religione alle superiori al quale chiesi provocatoriamente perchè Dio permettesse tanto male e tante morti ( c'era stato un terromoto terribile in quei giorni). Lui mi rispose che Dio non c'entrava, che se gli uomini non avessero costruito etc etc nulla sarebbe accaduto! L'esperienza del Giappone conferma che aveva ragione lui. Se non fosse per le centrali nucleari quei bimbi avrebbero un futuro diverso. Potrebbero reimparare ad usare il rosa...potrebbero ( illusione?)riavere una vita o una speranza! Ma come hai ragione...chi darà risposte a tutti i bimbi violentati dalla crudeltà dell'uomo ?? Chi? Io, starò per dire una crudeltà, ma avrei preferito morire sotto quelle onde, perchè quella che resta, non si chiamare vita...è un inferno...anche se in giappone fioriscono i ciliegi!
Un abbraccio mia cara!

guglielmo ha detto...

E' che come gira il mondo dell'economia sembra "inevitabile" fare certe scelte: inevitabile affidare ai privati la gestione di una centrale nucleare obsoleta, inevitabile saccheggiare le risorse naturali dei paesi africani, inevitabile fare accordi con rais-dittatori per portare a casa metano ecc ecc. Poi qualcosa va storto ed allora per qualche ora si dice "forse non era inevitabile" e poi si continua come prima...
Sarò pessimista, ma non vedo soluzioni ?

Venti dell'Est ha detto...

Forse una piccola e parziale soluzione è quella di insegnare ai bambini che certe cose sono evitabili e, soprattutto, "evitande". Costringerli a guardare quella sofferenza, oggi, senza proteggerli dallo shock, se questo può salvare la loro esistenza domani.

amatamari© ha detto...

E' che i bambini non hanno voce se non quella degli adulti che ormai troppo, troppo spesso, prevale sulla loro - a volte anche in buona fede - privandoli della possibilità di essere, di esprimersi, ed ereditano l'incapacità di chi avrebbe dovuto pensare a loro prima che nascessero e non lo ha fatto.
I bambini, tutti i bambini, sono anche nostri figli: è questo il pensiero che dovrebbe sorreggerci e guidarci ogni istante della nostra vita...
Grazie per la tua riflessione ed un abbraccio forte!

rom ha detto...

Hai letto la didascalia del dipinto? Sarà esatta la traduzione dal giapponese? Loro dicono luna pena invece che luna piena? La sanno lunga.

giardigno65 ha detto...

verissimo

Arnicamontana ha detto...

credo nei bambini del futuro, e credo nella memoria che a caro prezzo saranno obbligati a coltivare. Ma quante volte dovranno rinascere...
Rom acutissimo, ora correggo

TeZ ha detto...

vero, i bambini non scelgono,sono gli adulti a scegliere per loro: una responsabilità immensa, di cui gli adulti, colpevolmente, si dimenticano volentieri

Emilia ha detto...

Il tuo sguardo è sempre così attento. Nessuno pemnsa ai bambini, nè alle storie tanto tristi e travagliate di chi approda in Italia, paese che non riesco più a sentire mio. E' davvero vergognoso, ma nessuno leva un grido di indignazione.
Grazie per questo post
Un abbraccio
Giulia