18 agosto 2009

affetto?

“L’affetto è una cosa che cresce sottobanco, mette radici nostro malgrado e invade tutto peggio della gramigna. Poi è troppo tardi: non puoi passarti il tosaerba sul cuore per sradicare la tenerezza”

[Da: Marie-Sabine Roger, Una testa selvatica, Ponte alle Grazie, c2009]


Mi sono affezionata molto nella mia vita…Mi chiedo spesso quanto posto deve esserci nel cuore di una persona per fare spazio a tutti gli affetti che via via si accumulano…e penso ce ne sia davvero tanto. Ma chissà se tutti gli affetti ci fanno piacere o da alcuni invece ci sentiamo minacciati?

Eh, perché alcuni affetti se ne stanno lì, in quiete, in un cantuccio…ben custoditi.

Quelli hanno trovato una casa sicura.

Altri non mi piacciono. Non mi piace che siano stati così sfrontati…non mi sono accorta, e all’improvviso erano già lì comodi e sicuri di sé. Come la gramigna.

Certo, anche la gramigna muore senz’acqua. Non si creda il contrario. E quindi se tutti quegli affetti ancora ci sono vuol dire che qualche gocciolina d’acqua l’hanno avuta.

Ho capito che dentro un cuore gli affetti si adattano, a volte uno si fa più piccolino per far spazio ad un altro, qualcuno sgomita, bisticcia, qualcuno vive di vita propria, evidentemente, con o senza la mia acqua.

Chissà se arriva un momento in cui lo spazio è già tutto occupato e non ci si può più stipare niente…Come un fazzoletto di terra già tutto coltivato, chissà se si può decidere di fermarsi, di seguire e alimentare quello già esistente senza impiantare oltre…

Un affetto…può dispiacere?

12 commenti:

rom ha detto...

Accidenti, se può dispiacere!...
Dispiacere: piacere "dis".
Un piacere così così, misto diciamo. Come lo chiami il contrario del piacere?
Dolore?
Una gamma di condizioni psicofisiche cha vanno dal piacere puro al dolore puro, e in mezzo varie miscele di piacere e dolore, che sarebbero dispiacere, disdolore?
Oppure pensi da una parte il piacere e dall'altra, all'altro estremo, il dispiacere? In questo caso, il dispiacere, almeno all'estremo, sarebbe tutto il contrario di un piacere: come fai a chiamarlo-pensarlo dispiacere? Io la leverei proprio di mezzo la parola piacere, a questo estremo, per avere almeno le idee-parola più precise, più chiare. Non sono d'accordo con la distinzione, abbastanza diffusa anche tra i "tecnici", tra piacere e dispiacere: e una disdistinzione. :-)
Piacere e dolore?
Insomma, può andare, anche se ci sarebbe un sacco da pensare sui tipi di dolori: l'angoscia, per esempio, è una forma di dolore diversa dal dolore davanti ad eventi reali dai quali, se uno sta bene, viene dolore: uno sta bene se sta male, allora, ma sta male in modo composto, senza sfasciarsi in tanti pezzi o nebulizzarsi o diventare una gelatina tremolante - ci sono diversi modi di star male, e uno di questi è l'angoscia, o lo star bene quando si dovrebbe star male, provare dolore.
L'assenza sia di piacere che di dolore, sia di tutte le condizioni intermedie, sarebbe l'indifferenza. Mi pare fosse Aristotele che diceva che l'indifferenza non è possibile, non è cosa nostra. Però, sempre a parole sperando abbiano una utilità, mi pare che l'indifferenza non è considerabile il contrario del piacere: non soltanto, del piacere.
Non provo né piacere, né dispiacere, né disdolore, né dolore: sono indifferente, zero, freddo, non me ne frega niente assoluto. Alcuni dicono che è una assenza, altri dicono che non è per niente una assenza, è l'esercizio di un istinto preciso: l'assenza è un effetto, un risultato.
Ora, questi stati psicofisici, di piacere, dispiacere disdolore e dolore, o il loro contrario, indifferenza, sono tutti associabili agli affetti?
Se io provo una stabile corrente di simpatia per una persona, o un amore, o un'antipatia, o un odio, una rabbia - dovrebbero essere questi gli affetti, in prima approssimazione - sono tutti associabili, vanno insieme di fatto, si presentano con, piacere dispiacere eccetera?
Penso di sì, certamente anche dispiacere disdolore dolore. Un affetto di perdita, di mancanza, di deprivazione di presenza, di abbandono, mi pare difficile che si presentino insieme al piacere - non che non accada, ma è tutto un altro andare - un disandare...

E' chiaro che non ho capito la tua domanda. Forse chiedevi: quando provo un affetto che dovrebbe darmi piacere, e invece provo dispiacere, ma che è?
E' possibile?
Non mi dire che era questa la domanda, che adesso non saprei come fare a risponderti! Prima dovrei capire quello che ho scritto quando ero ispirato da un'altra domanda.

Ciao Arnica. Grazie della compagnia. :-)

Giovanna ha detto...

CI RINUNCIO!!!!
Sono entrata senza pensare di trovare un tuo scritto...l'ho invece trovato...forse non l'ho compreso bene...ma sicuramente non ho compreso il commento di Rom, e mi perdonerà per questo :-))) Ma con queste temperature che diavolo vi salta in mente di dedicarvi a simili riflessioni? E perchè si complica sempre tutto? Io sono per la semplicità SEMPRE!!!!:-)Il cuore è grande o forse no...è vero che, secondo me, periodicamente avviene una sorta di pulizia e di deframmentazione del "disco" cuore...proprio per ottimizzare gli spazi, per far posto ad un nuovo affetto...che magari crescerà e magari no. Quando l'affetto che nutro per qualcuno mi da dispiacere ( perchè può darlo)è solo quando l'oggetto del mio affetto/amore non ricambia...e allora mi dispiace ...provarlo...verso chi non merita!
Ufff smettete di pensare su....:-)))

lodolite ha detto...

anche a me piace la semplicià. o meglio, cerco di semplificare la vita che mi sono appena complicata. tradotto devo sempre aggiustare il tiro.
penso che noi abbiamo spazi infiniti per gli affetti. quando un affetto, però, non mi fa stare bene penso che qualcosa non quadra, e mi interrogo. l'affetto è una forza positiva e vitale e capire perchè invece mi dispiace, mi aiuta anche a semplificare. ciao s.

amatamari© ha detto...

Belle ed interessanti le tue riflessioni: una in particolare mi ha colpito, quando scrivi - riferendoti agli affetti - che "qualcuno vive di vita propria, evidentemente, con o senza la mia acqua".
Che un affetto possa impiantarsi ed autosostenersi anche senza il mio consenso più o meno esplicito mi inquieta un pò. Anzi, un poco più di un pò.
:-)

guglielmo ha detto...

Se gli affetti sono come piante, sicuramente (per me, almeno) sono piante grasse di quelle che hanno bisogno si e no della rugiada notturna per vivere e prosperare anche a distanza di anni. Sono (gli affetti) anche come rampicanti: con tutte quelle piccole "zampette" per aggrapparsi ovunque ci sia un appiglio. Come è evidente la "pianta dell'affetto" è una mutazione genetica assai particolare -:)))

Arnicamontana ha detto...

Rooooooom?...???????....non era neanche quella la domanda!

Giovanna: quello non ricambiato è giusto uno degli affetti che dispiacciono.
Anche io amo la leggerezza….non si vede?
smettere di pensare dici? mmmmmmmmmmmmmmmmmmmm...... ;-)

Lodolite: appunto...quando un affetto non ci fa stare bene ci si interroga, se in questo caso semplificare è sinonimo di capire è già un buon risultato!

Amatamari: quando un affetto si impianta non puoi cacciarlo via, non ci puoi fare molto...Gli affetti che vivono di vita propria sono quelli “resistenti”…sopravvivono alle nostre distrazioni, distanze, assenze, incurie...ci camminano davvero a fianco. Sono quelli che ci saranno sempre. Perché inquietarsi? Un bacio...

Guglielmo: mmmh...la tua percezione degli affetti me li fa sembrare più come piante carnivore!!!

desa ha detto...

ti ho letto,ma x ora nn rispondo,vado di fretta...poi torno che vorrei condividere alcune cose....
:)

Lara ha detto...

Bello riaprire il blog e trovarti qui, con una riflessione molto dolce e "sapiente".
Verissimo, anche la gramigna ha bisogno d'acqua, ma è anche altrettanto vero che qualcuno vive di vita propria, senza neppure bisogno di essere particolarmente coltivato: forse erano ottime le radici......
Arrivando alla domanda finale, penso che sì, un affetto possa dispiacere, anche se dipende dai casi, ci sono anche affetti che svaniscono e non sempre questo dispiace.
Dopo tanto che non ci leggiamo, sento per esempio che il nostro affetto continua ad avere gocce d'acqua anche nel silenzio in cui è stato legato e questo mi commuove, cara Arnica.
Ti abbraccio,
Lara

barbara ha detto...

Cara Arnica,
le tue riflessioni mi hanno dato da pensare. Noi viviamo d’affetti, però gli affetti vanno curati altrimenti appassiscono. Alcuni si sgretolano da sé, forse perché non avevano radici resistenti come credevamo, altri avevano dato l’illusione di poter fiorire e prendere una posizione centrale nel giardino della nostra vita ma poi non si son rivelati tanto resistenti alle intemperie. Alcuni affetti sono spontanei e freschi, come fiori di campo, altri sono appiccicosi ed urticanti come alcune erbacce che s’insinuano tra le piante più belle e ne invadono gli spazi. Ecco, secondo me bisogna esser buoni giardinieri per saper sradicare ciò che affolla inutilmente il nostro giardino e per dare spazio alle piante che ne hanno bisogno e di cui noi abbiamo bisogno. Non sempre è facile dosare l’acqua…
Un abbraccio

la signora in rosso ha detto...

nel nostro io c'è così tanto posto che ci stanno tutti gli affetti. Quelli grandi, grandi e quelli un pò più piccoli, quelli annaffiati e quelli che crescono e si alimentano con niente, anche con un solo sorriso. Non sprechiamone neanche uno. Un abbraccio

marina ha detto...

..er còre, vivaddio, è 'na fisarmonica
de spazio drento ce n'è proprio tanto...
un abbraccio marina

desaparecida ha detto...

A me succede che se voglio bene è come dire per sempre....altre le cose che cambiano in me,con il tempo:
le condivisioni,l'esserci,ed anche la stima può scivolare...ma se anche fosse l'affetto per quella persona mi rimane dentro.
Un affetto può dispiacere,ma nn può smettere di esserci in noi.
Buona giornata! :)